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A MENTE FREDDA. Nocerina: maledetto passato!

Di passato non si vive, anzi si muore. E la litania dei paralleli, dei ricordi, del c’era una volta è diventata ormai un’ossessione, un velo sopra gli occhi che non fa vedere qual è la realtà di adesso e le prospettive per il futuro. La Nocerina di ora non è quella di due anni fa, non potrà mai esserlo, mai diventarlo. È forte, certo, molto più forte di quella che arrivò alla gloria, ma per trionfare nel calcio occorrono tante altre qualità: servono umiltà, voglia di raggiungere l’irraggiungibile e poi equilibrio, tanto sano equilibrio. Quello che manca davvero in questo momento ed in ogni frammento di rossonero. Manca equilibrio alla squadra, manca equilibrio a noi che commentiamo, manca equilibrio a chi pretende soltanto. E la tattica, consentitemelo, è l’ultimo dei problemi: a tre, a quattro, a cinque non cambia nulla se poi l’equilibrio non lo senti dentro, se l’idea d’essere superiori non è sostenuta da un agonismo feroce. Venerdì ritorneranno due colossi della Nocerina più brillante di sempre: Catania e Castaldo. Ora fanno le fortune dell’Avellino, ma potevano essere ancora rossoneri. Ed ognuno di noi – da chi ha scritto a chi ha criticato – ha una piccola percentuale di responsabilità. Prendo il caso De Liguori, che è l’emblema di come il calcio spesso diventa sclerotico a Nocera: due anni fa era il capitano intoccabile, l’anno scorso fu quasi costretto ad andar via a gennaio, ora è di nuovo baluardo. E l’altalena d’umori che ha accompagnato De Liguori ora travolge altri beniamini: Auteri da special one ora vien considerato quasi un brocco, Bruno prima era la diga ed ora è un bersaglio. È una specie di caccia alle streghe. La squadra non gira? Ed allora va trovato qualcuno che vada ad espiasre per tutti. Contestare dopo una sconfitta pesante è lecito, farlo dopo un pareggio prezioso è strumentale. Sarà pure arrivato allo scadere e con fatica, ma il punto di Pisa vale molto, è una ripartenza preziosa dopo le quattro sberle del derby. Chi l’ha ritenuto un brodino appartiene alla schiera degli uomini-paraocchi. Perché ora non è due anni fa, perché certe alchimie sono irripetibili, perché il passato non ritorna mai uguale. Ed allora pareggiare a Pisa dovrebbe essere un motivo non dico di gioia immensa, ma almeno di soddisfazione moderata. In fondo, fu così nell’agosto del 2010 quando iniziò l’avventura di Auteri in rossonero e la rovesciata di Castaldo chiuse sull’1 a 1 la gara in Toscana. A molti parve di toccare il cielo con un dito, altri sentirono d’aver ripreso confidenza col calcio a certi livelli. Adesso invece tutto è dovuto, nessun errore è più ammesso. Per questo il problema siamo tutti quanti noi e solo ritrovando l’equilibrio si potrà riprendere contatto con la realtà. Un conto è ambire alla vittoria, un altro è vincere sempre, ad ogni costo. L’Avellino ed il Viareggio in casa, poi la sosta. E poi, bla bla bla. La passione ha un costo, crea idoli e poi li dematerializza alla velocità della luce. Va ritrovato il senno e l’invito è esteso a tutti. Solo così si potrà guardare al futuro senza più rimorsi del passato.


Filippo Zenna, ForzaNocerina.it

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