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UNA STORIA FA, quando il portiere la deviò con gli occhi

Immersi tra i centodieci anni di storia della Nocerina ci sono 64 campionati di livello nazionale. Tra i 64 campionati di livello nazionale, i molossi hanno disputato 29 stagioni in “terza serie”. Tra queste 29 stagioni, sono tante quelle ancorate al cuore dei suoi tifosi. Ma una sola è rimasta “inspiegabile”.

Era una domenica assolata, quella che cadde l’8 giugno del 1997. Quel giorno si sarebbe chiuso, per i ragazzi di un Gianni Balugani fresco di un ambiguo esonero, uno dei più balordi campionati della storia della Nocerina. Il clima era caldo, in città. Caldo e teso. Sette giorni prima, la squadra si era giocata il primo atto della salvezza in C1 sul prato verde dello Sferracavallo, di Sora (come si chiamava allora lo stadio dei ciociari). I molossi erano arrivati a disputare i Play-out del girone B del campionato di C1 1996-1997 al termine di una stagione in cui avevano raggiunto gli ottavi di finale nella Coppa Italia e la finale nella Coppa Italia di Serie C. Il cammino prestigioso nelle coppe non andò di pari passo con quello in campionato. I ragazzi di Marco Maestripieri (prima) e Balugani (poi) arrivarono a disputarsi la salvezza diretta in casa di un Giulianova in cerca di punti Play-off. Una gara che fu segnata dalla “classica” espulsione di Lorenzo Battaglia, e dalla rete dei padroni di casa giunta allo scadere di un interminabile recupero.
Torniamo a Sora. Corre il 38° minuto quando Monaco segna il rigore del vantaggio per i ciociari. I padroni di casa raddoppiano al 45° con Ripa. Ci pensa Zian, al 78°, a trasformare il rigore che ridà speranza ai tifosi rossoneri. Grazie a quella rete, sette giorni dopo a Nocera sarebbe bastato vincere. Dieci a zero? Uno a zero? Otto a sette? Non sarebbe stato importante. Non c’era da fare alcun calcolo dei gol. Contava solo la vittoria.

Al San Francesco c’erano tutti, quel giorno: polizia, carabinieri, vigili del fuoco e guardia di finanza. L’ambiente del tifo, ancora scottato per il furto perpetrato dall’Ascoli un anno prima, non avrebbe tollerato una retrocessione. Le forze dell’ordine lo sapevano e avevano abbracciato lo stadio di Nocera con tutti gli uomini disponibili.
Quando il signor Roberto Rosetti della sezione di Torino fischiò l’inizio della gara, gli dovettero davvero tremare le gambe. Un gruppo di celerini era entrato, senza motivo apparente, nella Curva Sud. Quel gesto aveva indispettito gli ultras rossoneri. Ne nacque una colluttazione che durò per tutto il tempo dell’incontro, compreso pre-partita, recupero e post-gara.
Come se non ci fosse già abbastanza tensione, al 20° del primo tempo Lorenzini porta in vantaggio gli ospiti. Giacomo Lorenzini era uno degli elementi più interessanti di una squadra, quella bianconera, che aveva tra le proprie fila gente come Manuel Marcuz, David Giubilato, Moris Manolo Ripa, Ivan Tisci e Manolo Marcolini, tutti calciatori che avrebbero fatto un certa carriera.
I pochi tifosi ciociari presenti nei distinti esplosero di gioia. Contemporaneamente, esplodevano le bombe carta sugli spalti. Così, mentre i tafferugli si andavano trasformando in guerriglia, terminò il primo tempo. I disordini, quel giorno, non conobbero sosta.

Serviva una svolta. Ci aveva già provato la società di un contestatissimo Francesco Maglione (talmente contestato, che fu costretto ad assistere alla gara da Roma, negli studi della Rai che la trasmettevano a bassa frequenza). La dirigenza aveva esonerato l’allenatore Gianni Balugani (anche se, qualche tempo dopo la partita, qualcuno rivelò che quell’esonero era stato fittizio, e la notizia era stata divulgata solo per calmare la piazza).
Nonostante ci fosse il Sole anche a inizio ripresa, il clima non era dei migliori intorno allo stadio. Ma, a due minuti dall’inizio del secondo tempo, con certa dose di incoscienza, l’attaccante rossonero Gigi Molino inventò un tiro da ben oltre il limite dell’area di rigore. Il pallone s’insaccò all’angolino alla sinistra di un incolpevole Costantini. I tifosi che non se le stavano dando, trovarono il tempo di esultare. Uno a uno, palla al centro. Una nuova speranza cominciò ad aleggiare sullo stadio.
Qualche minuto dopo, Rosetti dovette sospendere la gara. Sulla pista di atletica c’erano troppe persone e non erano lì per esultare. Bisognò farle allontanare.
Si arriva al 77°. Puglisi lavora un buon pallone dalla sinistra. Cross al centro dell’area. D’Angelo la devia di testa, la palla finisce tra le mani di Costantini che non la trattiene. Fabris, Fabris, Fabrizio Fabris… gol. Due a uno. Questa volta si fermano anche i disordini. Ora il San Francesco ci crede. Se finisce così, la Nocerina si salva. Ma il cronometro rallenta.
È impietoso, masochista e anche un po’ scellerato Lorenzini che, qualche minuto dopo il vantaggio dei padroni di casa, si fa trovare tutto solo nell’area di rigore rossonera. Davanti a lui c’è un impietrito e giovane Gennaro Iezzo. Iezzo era stato un muro ad Avellino! Aveva sbarrato la porta rossonera in faccia ai campioni della Juve di Lippi. Ma, in quel momento, Iezzo non può far altro che voltarsi alla sua sinistra e guardare una palla che va a sbattere contro la base dell’incrocio dei pali.
Il risultato resta inchiodato sul due a uno. E così rimane fino al termine di una gara incredibile. Al triplice fischio, le decine di tifosi rossoneri assiepate lungo le linee del campo corrono ad abbracciare quei calciatori che avevano conquistato una salvezza che, stando alle premesse stagionali, non avrebbe dovuto essere neanche l’obiettivo minimo della squadra.

Negli spogliatoi, incalzato dai giornalisti nocerini, Iezzo racconta l’episodio che aveva portato al palo di Lorenzini: “L’ho deviata con gli occhi”, dice. Lungo Viale San Francesco gli scontri stavano continuando. Quella sera contornando, insieme al tramonto, una domenica di indimenticabile e inutile follia. Al giorno d’oggi, quella gara non si sarebbe mai disputata. E chi c’era non può far altro che confermare.

Francesco Belsito, ForzaNocerina.it

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