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Tonino Simonetti, Nocera nel cuore

Il direttore Simonetti mi aspetta nel salotto di un noto Albergo napoletano. Provo a saltare i convenevoli per non fargli perdere troppo tempo, mi ferma subito. La sua cortesia è nota, ma, mi dice, “quando si parla di Nocera e di Nocerina ho sempre tutto il tempo del mondo, potrei passare interi giorni a rievocare le mie esperienze con la società rossonera”. Mi accomodo e davanti ad un caffè i ricordi si mischiano alle immagini, mi sembra di essere al bar con vecchio amico.

 

Lei è arrivato a Nocera, nel 1993, a campionato già iniziato, con una squadra costruita per arrivare al risultato attraverso il gioco e che invece dopo solo due giornate era naufragata davanti alla corazzata Benevento, via Sabia e via il Direttore Sportivo Vitiello protagonista della vittoria in Eccellenza. Ci vuole raccontare come è arrivato a Nocera e che squadra e che ambiente ha trovato?

 

Il mio nome lo fece Matteo Pastore che era stato con me all’Albanova, venni a Nocera ad incontrare il Presidente Albani, mi fece subito una buona impressione, parlò chiaro. “Io ho rilevato la Nocerina, dal Presidente Orsini, da oggi mi vado a confrontare con la città e vorrei che lei mi accompagnasse in questo compito”. Ero un po’ perplesso perché di solito non subentro mai a campionato iniziato, però Nocera e la Nocerina erano un’opportunità troppo importante per lasciarsela scappare, così mi feci convincere dal Presidente Albani. Il primo giorno in sede feci un incontro fondamentale, Gino D’Angelo. Gino è diventato un mio amico, e fin dal primo giorno mi sommerse di chiacchiere, mi parlava di Nocera e della Nocerina come può farlo solo un innamorato, e poco alla volta sono diventato come lui. Portammo avanti mille progetti anche fuori dal terreno di gioco, il centro coordinamento, gli enti benefici e tanto altro, vivevamo Nocera ventiquattro ore al giorno. Basti pensare che in due anni inaugurammo venti nuovi club in tutto l’Agro. Nocera mi è entrata nel cuore, mi ci sento a casa. Il mio unico rammarico è stato il trattamento che ho ricevuto da chi è subentrato al Presidente Albani, si sono dimenticati di Tonino Simonetti, nonostante i miei risultati tecnici ed economici. Ma alla fine quelli che restano sono i ricordi belli, e sono contento di aver esaudito il desiderio che mi espresse il mio amico Gino D’Angelo quando ci incontrammo la prima volta, “direttore ci riporti nei professionisti”.

 

Lo devo fermare, il direttore è un fiume in piena e come tale va controllato, anche se il piacere dei ricordi è una tentazione a cui è facile cedere.

 

Con lei la squadra cambia volto, ritorna l’amatissimo Lamberto Leonardi, ed arrivano Tolu, Pallanch, Siviglia e Matteo Pastore. La Nocerina dopo qualche gara un po’ stentata comincia ad ingranare e dà letteralmente spettacolo sui campi di tutta la serie D. Il cambio di marcia avviene dopo la gara con il Martina a Nocera, gare simbolo di quell’annata sono la vittoria con il Benevento per 4-1 ed il derby in trasferta con la Paganese, dominato per 3-0, che mandano in estasi il pubblico rossonero. Che ricordi ha di quella stagione e di quelle partite?

 

La risposta arriva quasi prima che finisca la domanda.

 

Il ricordo più bello è il derby con la paganese, quello vinto 3-0, con loro che andavano via e ci lasciavano soli a festeggiare con la nostra gente, provai una goduria immensa, e allora capii di essere diventato Nocerino a tutti gli effetti. Ho avuto la fortuna di vincere tanti campionati, ma quello che mi ha dato Nocera non l’ho ricevuto da nessun altra parte, e questa atmosfera particolare coinvolse tutti. Lo staff tecnico e i calciatori erano tutti orgogliosi di difendere i colori delle due Nocera e questo in campo ci dava una marcia in più. Leonardi era un grosso personaggio, amatissimo da tutti i Nocerini, conosceva bene il calcio ed aveva qualità umane fuori dal comune, lui sapeva ascoltare e confrontarsi con i calciatori e con me. Non gli ho mai visto sbagliare una decisione.

 

Due Storie sono esemplari per quell’annata, Sebastiano Siviglia venuto a Nocera come laterale destro, anche offensivo, che Lamberto Leonardi tramuta in difensore, cambiandogli la carriera e proiettandolo verso la serie A e poi Andrea Pallanch che dopo un inizio stentato è diventato il simbolo di una squadra e per un’intera generazione di tifosi è il “capitano”. Che ricordi ha di questi due giocatori?

 

Sebastiano deve ringraziare la Nocerina, qui è diventato uomo ed ha capito che aveva una strada nel calcio. Sono contento che sia arrivato così in alto, se lo meritava, ha lavorato duro per ottenere i risultati che ha avuto. Andrea amava Nocera e la Nocerina, era legatissimo alla città e questo in campo si vedeva, lui ci metteva quello sforzo in più che solo un innamorato della Nocerina poteva metterci, ed i tifosi lo percepivano, capivano che si stava battendo anche per loro.

 

Si ferma un attimo a riflettere e poi aggiunge.

 

Si, Andrea si batteva come uno di loro, era un tifoso della Nocerina in mezzo al campo. E’ stato bello lavorare con lui, mi rimproverava solo che lo facevo guadagnare poco.

 

La Nocerina dopo una cavalcata eccezionale si arrende solo al Benevento che aveva accumulato un margine troppo ampio da recuperare, ma la stagione non finisce a giugno, la squadra è ripescata in C2, cosa ricorda di quei giorni e di quella festa?

 

Gli artefici del ripescaggio hanno dei nomi e dei cognomi: Carlo Albani, Gino D’Angelo e Tonino Simonetti. Grazie all’impegno di queste persone ed alla storia e alla solidità della società fummo ripescati. Quando arrivò la notizia del ripescaggio eravamo in sede, quella vecchia in piazza a Nocera. C’erano centinaia di persone, un entusiasmo indescrivibile, ebbi una crisi di pianto, quella gente mi diede la forza di ripartire, avevo già costruito la squadra per vincere la serie D e la dovetti cambiare in corsa. Guardando i risultati direi che ho lavorato bene, con bravura e fortuna certo, ma soprattutto perché sapevo cosa doveva avere un giocatore per sfondare a Nocera.  C’erano tanti tifosi quel giorno a festeggiare con noi, ma ne voglio ricordare uno in particolare, un amico che non c’è più. Nobiluccio, conosciuto da tutti come “O’Pisciaiuolo”, una volta parlando di noi gli chiesi come mai non si era sposato e lui con la massima tranquillità mi disse “Direttò io mi sono sposato la Nocerina”, era vero, la Nocerina era una parte importante della sua vita.

 

Passiamo alla costruzione della squadra 94-95, una squadra costruita per ambire ai Play Off e che invece si trova a dominare un campionato dall’inizio alla fine, si parte subito con un filotto di vittorie consecutive, niente ferma la festa dei Molossi che ormai dura da tre anni ininterrottamente, poi la sconfitta a Frosinone e qualcosa si rompe, va via Santosuosso arriva Del Neri, cosa è successo e come mai ha scelto un allenatore sconosciuto al grande pubblico ma che ha poi toccato i vertici del calcio Europeo?

 

Pasquale secondo me ha dato molto alla Nocerina, però avevo capito che il feeling tra Santosuosso e la piazza non era solido. Del Neri è stata una scelta ponderata, io lo conoscevo dai tempi del Partinico e faceva un 4-4-2 spettacolare. Lui era un po’ scettico, ma io gli dissi che avremmo sicuramente vinto il campionato e che Nocera sarebbe stato il suo trampolino di lancio. Lo andai a prendere a Capodichino, e gli facemmo un contratto di due anni. Mi chiese solo un terzino più difensivo rispetto a Macrì e gli prendemmo Guarino. Facemmo una squadra a costo irrisorio, i fatti ci hanno dato ragione. Su Del Neri devo dire una cosa, non ho mai conosciuto un lavoratore come Gigi ed è rimasto una persona umile e disponibile, anche ora che è un allenatore di successo.

 

Quella era una Nocerina piena zeppa di giocatori importanti, ricordiamone qualcuno. Oltre ai confermati dell’anno precedente arrivano a Nocera il giovane Colletto, Guarino e Macrì, Francesco Conti che creerà un sodalizio ferreo con mister Del Neri, Italiano, Sansonetti, Grillo ed i bomber Cancellato e Fontanella, ci può parlare un po’ di quella campagna acquisti eccezionale per talento e risultati?

 

All’arrivo di Francesco Conti è legata una mia scelta personale, perché Santosuosso mi aveva chiesto Cetronio, un giocatore che secondo me non aveva le qualità umane per reggere in una piazza come Nocera. Conti era un grosso professionista, un allenatore in campo. Quella fu una campagna acquisti mirata, c’era poco tempo per adattare la squadra alla serie C. Italiano, Torlo, Cancellato, Guarino, Macrì e altri. Spendemmo poco perché rilevammo molti contratti, il più pagato era proprio Conti, ma fu una gestione oculatissima che si ripropose in campo attraverso i risultati. Sono rimasto molto legato a quel gruppo perché era gente che dava tutto in campo e fuori, ricordo con piacere la cena da Mimì A’Ferrovia a Napoli, c’eravamo tutti, che bella serata. I ragazzi si volevano bene e si rispettavano, quando avevano indosso la maglia rossonera si trasformavano. Ti racconto un aneddoto. Dopo la sconfitta in casa con la Vastese per 3 a 2 c’era maretta in società. Il martedì mi arriva la telefonata del segretario Sellitti che mi avvisa che i calciatori non volevano allenarsi per protestare contro qualche stipendio arretrato. Ebbi un’illuminazione, presi carta e penna e scrissi una lettera e poi corsi allo stadio dove trovai Conti. Gli dissi che avevano ragione di protestare, entrai nello spogliatoio e insieme a Del Neri e a tutti gli altri lessi la lettera. Avevo scritto fingendo di essere un gruppo di ragazzi di Nocera che lavoravano in una pizzeria a Bologna, nella lettera c’era scritto che le vittorie della squadra li facevano sentire più vicini alla loro città. La lettera finiva con un augurio di vittoria del campionato e con la promessa di salutarli alla vista del loro striscione all’ultima giornata. I ragazzi rimasero colpiti da questa finta lettera, che però esprimeva un concetto vero, si spogliarono ed andarono in campo ad allenarsi. Avevo fatto presa sul loro amore per i colori rossoneri.

 

Dopo qualche partita torna anche Andrea Pallanch e la Nocerina non si fermerà più fino alla festa finale, come mai il capitano era andato via ed è stato difficile riportarlo a Nocera?

 

Non fu difficile riportarlo a Nocera, era contentissimo della chiamata. Il suo ritorno a Trento era dovuto a dei problemi logistici. Mi ricordo che non parlammo di soldi, fu Nocera ad essere determinante per fargli accettare la proposta.

 

Secondo lei quali sono stati i momenti decisivi di quella cavalcata entusiasmante davanti ad un San Francesco gremito ogni domenica, le faccio qualche nome, Albanova, Matera, Benevento, Savoia?

 

La squadra che ci ha impegnato fino alla fine è stata il Matera. L’Albanova era una squadra tignosa,ma Matera e Savoia erano superiori. La partita decisiva fu la vittoria  di Catanzaro perché venne in un momento difficile, dopo quella vittoria non ci siamo più fermati.

 

Sansonetti Colletto Guarino/Macrì Conti Siviglia Grillo Pallanch Italiano Cancellato Vastola/Antonioli Fontanella/Pastore con Iezzo, Torlo, Luciano, Erra, Cavallo ed il giovane Piro, una delle migliori squadre della centenaria Storia della Nocerina, c’è qualcosa di quell’annata che non rifarebbe? Ci può raccontare qualche aneddoto simpatico o qualche rito che aveva quella squadra che ha dominato la serie C?

 

Di quell’annata ho solo ricordi positivi, ebbi il coraggio di scegliere molti giocatori che venivano dall’interregionale. Per fare i conti con il bilancio dovetti operare delle scelte drastiche, per fortuna il calcio lo conosco e conoscevo gli uomini che andavo a prendere. Mi ricordo che quando firmò Cancellato fui contestato perché Emanuele veniva da un anno difficile, anche Fontanella era una scommessa per la serie C, loro due con Pastore hanno formato un attacco incredibile. L’unico problema l’ho avuto con Parlato perché pensava di dover giocare titolare, ma lo convinsi a rimanere ed anche lui ha dato il suo contributo. Convinsi anche Iezzo a rimanere, voleva smettere perché faceva il dodicesimo, per fortuna mi ha ascoltato. Ci fu qualche momento difficile anche con Antonioli, che fu duramente contestato, gli provocarono dei danni anche all’automobile, ma reagì alla grande e la domenica dopo a Formia giocò una gara incredibile, la migliore del campionato.

 

L’ultima partita in casa col Formia è un bagno di folla, le statistiche dicono che c’erano oltre 10.000 presenze al San Francesco, cifre che non si vedevano dalla serie B, cosa ricorda della festa?

 

Ricordo la coreografia della curva e le lacrime di gioia della gente, mi ricordo di un ragazzo che stava su una carrozzina, mi disse “direttore grazie” e piangeva,ci abbracciammo forte. Mi commuovo ancora adesso perché è bello fare felici gli altri con il proprio lavoro. Mi ricordo le persone in piazza che gridavano il mio nome, ho ancora i brividi. Il mio rammarico e non aver potuto completare l’opera, avrei voluto portare la Nocerina in serie B.

 

La marea dei ricordi sale e con essa le emozioni di quei giorni, il direttore si perde nel suo caffè facendo una lunga pausa, forse per superare un momento di commozione.

 

Lei dopo quei due anni è rimasto legato ai colori rossoneri, a suo avviso quali sono i giocatori e gli allenatori che più degli altri meritano di essere citati nella secolare storia della Nocerina?

 

E’ semplice dire Del Neri, ha portato quel tocco di professionalità che mancava, Leonardi lo merita perché il suo carisma ha portato due volte la Nocerina alla vittoria. Come giocatori mi ricordo Crescenzo Izzo con Caramanno allenatore, Citarelli, Di Livio. Di quelli che sono stati con me Pallanch, Conti, ma farei un torto a non citare tutto il gruppo, ad esempio Italiano è stato fondamentale per noi anche se non ha avuto i riconoscimenti che meritava. Francesco Conti è il mio capitano, lui sapeva gestire il gruppo dentro e fuori dal campo.

 

A parte lei, quali sono i dirigenti, i magazzinieri, i massaggiatori, insomma i membri dello staff che sono più legati alle sorti dei Molossi?

 

Quella Nocerina deve ringraziare delle persone incredibili, Carlo Albani che pur non essendo un uomo di calcio ha permesso alla Nocerina di tornare grande, Gino D’Angelo perché il suo modo di essere nocerino ha coinvolto una città intera, come tifoso voglio ricordare Nobile Monteleone. Giovanni Oliva il nostro magazziniere, una figura storica della Nocerina.  Giovanni Boffardi e tutti i capi tifosi dell’epoca. Ogni Nocerino è speciale per la storia della Nocerina secondo me.

 

Lei è stato scelto come personaggio rappresentativo per un periodo glorioso della Nocerina, quali sono i suoi auguri a questa vecchia e gagliarda signora che compie 100 anni?

 

Le Auguro innanzitutto che torni nel calcio che le compete, la Nocerina merita la serie B perché la meritano il pubblico e la città intera. Chiunque faccia calcio a Nocera non può farlo senza tenere conto della passione della gente. Le Auguro l’entusiasmo dei giorni in cui sono stato io alla Nocerina, l’entusiasmo della gente fa volare quelle maglie rossonere. Quando si va a gestire la storia di una città bisogna avere rispetto della storia.

Tonino Simonetti fa parte di quella schiera di personaggi che sono stati toccati dalla Nocerina, a cui la Nocerina ha cambiato la vita, alla fine è più lui a ringraziare me che viceversa. Me ne torno a Nocera con una frase che mi gira nella testa, Ogni Nocerino  è speciale per la storia della Nocerina.

 

 

Fabio Pagano, ForzaNocerina.it

 

Altre interviste pubblicate Roberto Chiancone , Costabile D’Agosto , Mario Gambardella , Giacomo De Caprio

 

 

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