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PIANETA TIFO: L’album dei ricordi di Don Gerardo D’Aurelio

Classe di ferro 1933, capelli bianchi sinonimo di grande esperienza, sul viso i segni del tempo che passa inesorabile, è uno che ne ha viste e sentite tante Don Gerardo D’Aurelio , ma un sorriso non manca mai per nessuno. Tifoso rossonero DOC o meglio un pezzo di storia della Nocerina. Chiacchierare con lui è come accomodarsi in una macchina del tempo e viaggiare in lungo e in largo per l’ultracentenaria storia dei molossi.  Quindi mettetevi comodi e allacciate le cinture di sicurezza, si parte!

La prima partita vista?

“Era un caldo pomeriggio di primavera inoltrata e si disputava a Torre del Greco, il quadrangolare che poi portò la Nocerina a giocare lo spareggio di Roma al Tre Fontane contro il Monopoli”.

Che calcio era quello?

Bellissimo, fatto di tanti sacrifici, di collette, auto tassazioni, ma nonostante tutto era un calcio pulito che si fondava sui sani valori dello sport. Ricordo con affetto ed un pizzico di nostalgia i vari presidenti che si sono succeduti in quegli anni dal Marchese Villani, a Gerardo Esposito, Gaetano Buscetto, Carmine Maiorino e via via sino ad arrivare ad Antonio Orsini. Altri tempi. Ricordo che non esistevano i mezzi di comunicazione moderni e quando si giocava in trasferta, l’unico modo per capire quale fosse stato il risultato della partita era guardare il balcone della sede, allora ubicata in Piazza Diaz. Se il mitico Don Peppino esponeva la bandiera rossonera, allora era fatta. Era diverso anche il pallone, di cuoio rigido con rilegature di filo, che spesso costringeva gli arbitri ad interrompere le partite perché andava rigonfiato. In campo c’erano l’alfa, l’attuale terzino, il centralfa, oggi il mediano di rottura, e così via”.

Il Piazza D’Armi cosa le ricorda?

“Lo stadio di allora si chiamava così. Mio padre Donato, che all’epoca lavorava per la ditta Visconti di Pagani proprietaria anche del Cinema Diana, fu impiegato presso la biglietteria dello stadio, la stessa mansione che espletava anche al cinema, essendo la Visconti la ditta costruttrice della prima tribuna fatta di tubolari. Non c’era l’erba, era in terra battuta, le recinzioni erano in legno. Totalmente diverso da quello che può essere uno stadio moderno con tutti i confort, così come erano diverse le divise dei calciatori in campo, lontanissime partenti di quelle attuali”.

L’allenatore che ricorda con maggiore piacere?

“Ezio Volpi e Caramanno. Persone per bene, professionisti esemplari e tecnici vincenti”.

E il calciatore?

“Giancarlo Mattucci e Roberto Chiancone; per attaccamento, qualità tecniche e morali ma soprattutto perché la Nocerina ce l’avevano nel DNA”.

Cosa non le piace del calcio moderno?

“Si giocano partite ogni giorno a tutte le ore e solo e soprattutto per interessi economici. Ai miei tempi si aspettava la domenica pomeriggio per andare allo stadio o incollare l’orecchio alla radiolina e la sera sul tardi per i riflessi filmati. Altri tempi … “.

In oltre sessantasette anni di militanza fianco a fianco della Nocerina c’è un ricordo che prevale su qualche altro?

“Si e purtroppo non è un ricordo piacevole: la morte dei tifosi nocerini di ritorno da Livorno. Ero proprio dietro la loro auto, in compagnia del presidente Orsini e altri due amici, ed assistemmo alla terrificante scena in presa diretta. Ricordo, come se fosse oggi, le lacrime del presidente che impotente per l’accaduto sembrava aver perso due congiunti”.

Siamo al capolinea, Don Gerardo ne avrebbe ancora tante di cose da raccontare ma una, che tiene molto a cuore, prende il sopravvento sulle altre.

“Nel corso degli anni la Nocerina aveva messo su una bacheca con all’interno tutti i trofei, le varie onorificenze ed un pallone con tutti gli autografi dei calciatori della Juventus di Boniperti che, nei vari passaggi di presidenza è andata persa. Sapeste quanta fatica io e mia moglie facemmo per ripulire quei cimeli uno ad uno sino a riportarli allo splendore originale. Approfitto di questo spazio per lanciare un appello. Sarebbe bello riuscire a recuperarli e provare a dare vita ad un museo della storia rossonera”.

Nel frattempo, cosa farà Don Gerardo da grande?

“Ovviamente continuerò a seguire la Nocerina. Ogni benedetta domenica, in casa e fuori quando posso, anche sobbarcandomi in tutta solitudine viaggi lunghissimi ed estenuanti. I miei familiari ci provano a trattenermi, ma sanno benissimo che, fino a quando avrò fiato in gola, il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di andare a dormire sarà rivolto alla Nocerina”.

Lorenzo Orefice, ForzaNocerina.it

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