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L’ex MICCIO a cuore aperto: “Nocera mi ha dato tanto, spero di tornare un giorno”

“… guardalo l’allenatore da cinquant’anni appresso ad un pallone sulla panchina calda come il sole … guardalo l’allenatore a bordo campo pronto a cominciare con la sua grinta irrompe come un tuono chiudi gli spazi e segui sempre l’uomo …” canta Gianni Morandi in uno dei suoi tanti successi, parole e musica che dedichiamo idealmente a Luigi Miccio, ex tecnico di Allievi e Berretti della Nocerina, uno che su quella “panchina appresso ad un pallone” ci è seduto praticamente da quando è nato. Si perché mentre gli altri sognavano di diventare calciatore, astronauta o altro, lui sognava di diventare allenatore e ci è riuscito, certo che c’è riuscito. Ventinove anni, allena già da 13 ufficialmente, ma lo ha sempre fatto, fin da giovanissimo, anche nei tornei estivi, alle scarpette ha sempre preferito il taccuino e la tattica.

Romano di origini campane, il papà Antonio, grande conoscitore di calcio, è di Nola, Miccio, laureato in scienze motorie, ha iniziato ad allenare nel 2002 nel Lazio, con i piccoli dell’attività di base del Certosa fino al 2005, anno in cui è passato al San Lorenzo. Pro Roma, Savio, Fidene, le altre tappe della sua carriera, prima della chiamata della Nocerina. In rossonero due stagioni da tecnico degli Allievi e della Berretti, tante soddisfazioni. Prima il doppio terzo posto e approdo ai play off con entrambe le rappresentative. Poi, tra mille difficoltà, nel campionato terminato in anticipo per la prima squadra dopo la farsa del derby Salerno, sfiora i play off con la formazione Berretti e li conquista con gli Allievi arrivando a giocare le Final Eight di Chianciano Terme. I risultati ottenuti non passano inosservati, arriva la chiamata del Crotone che gli affida la panchina dei Giovanissimi Nazionali. Anche in Calabria le soddisfazioni non mancano.

Una vita, insomma, dedicata al calcio Giovanile: “Direi proprio di si, conferma Miccio, ma credo che la cosa più importante è che arrivato ormai alla soglia dei 30 anni non ho alcun tipo di rimpianto. La vita mi ha dato tutto, in primis una famiglia straordinaria che mi sostiene da sempre. Mi hanno sempre spinto a seguire le mie passioni. Da loro ho imparato l’autocritica e la capacità di mettermi sempre in discussione. Al calcio ho donato e sto donando gli anni migliori della mia vita ma in cambio ho ricevuto tanto. Gioie enormi, altrettante delusioni, amicizie sincere, lezioni di vita quotidiana”.

Prima nel Lazio, alla guida di importanti formazioni giovanili della capitale, poi Nocera in Lega Pro e Crotone in B. Una carriera in crescendo, alla tua età in pochi possono vantare un curriculum del genere.

“Ho iniziato prestissimo, non ancora maggiorenne avevo già chiara davanti a me la strada che volevo intraprendere, ma soprattutto ho avuto il coraggio di cogliere al volo e forse con un pizzico d’incoscienza, le opportunità che mi sono state offerte. Penso a Roma, alla mia vita ed alle possibilità calcistiche importanti che la capitale può offrire. Quando nell’agosto del 2012 accettai la proposta di Pasquale Ussia, allora responsabile del settore giovanile della Nocerina, ero arrivato al top delle società regionali giovanili romane. La maggior parte dei giovani tecnici qui a Roma, punta ad affermarsi con queste a livello prima regionale e poi nazionale, per riuscire magari ad attirare l’attenzione della Roma e della Lazio e provare fare il grande salto nel professionismo. E non ti nascondo che quando dissi di si alla Nocerina si fece un gran parlare di questa mia scelta. In molti mi chiesero ma dove vai? Chi te lo fa fare? Lascia perdere, poi alla tua età … Ma io romano, ma di origini campane, conoscevo bene la piazza di Nocera e la sua storia calcistica ultracentenaria. Non mi sono mai pentito di quella scelta”.

Nocera è stato il trampolino di lancio verso Crotone e la serie B. Annata più che positiva sulla panchina dei Giovanissimi Nazionali dei pitagorici poi a fine campionato l’addio, anche un po’ a sorpresa, cosa è successo?

“C’ era totale sintonia con la società e da giugno eravamo d’accordo su tutto. Sarei dovuto ripartire coi Giovanissimi Nazionali alle stesse condizioni contrattuali. Siamo rimasti in contatto per tutto il mese di luglio. Più volte mi hanno anche invitato a scendere in Calabria per firmare il nuovo contratto ed io, forte della parola data, ho sempre detto che la firma era un dettaglio e non ho approfondito almeno un paio situazioni interessanti che mi erano state proposte altrove, nel pieno rispetto del Crotone e della sua dirigenza. Il 30 luglio, invece, mi hanno chiamato per dirmi che c’era la necessità di rivedere l’accordo economico. Non ne faccio una questione di soldi, per me una stretta di mano vale molto più di mille contratti e così ho preferito non accettare ed eccomi qui a Roma in attesa di una nuova avventura …”

Nocera e Crotone, due esperienze, le prime lontano da casa, che però ti hanno dato tantissimo e non solo da punto di vista calcistico.

“Sono state due esperienze straordinarie. Innanzitutto mi hanno permesso di allargare i miei orizzonti, di confrontare le mie idee e metodologie a livello nazionale e di andare a scuola da maestri del calibro di Auteri e Drago. Aver avuto l’occasione di vederli lavorare tutti i giorni sul campo ha radicato ancor di più in me la convinzione che a certi livelli nel calcio non si improvvisa nulla e che una squadra ottiene risultati solo se gioca insieme secondo uno spartito ben definito, all’ interno del quale poi il talento e le abilità dei singoli calciatori debbono trovare l’opportunità di esaltarsi. A livello umano poi mi hanno dato tantissimo. Oggi ho tanti amici veri in più e me ne faccio vanto”.

Cosa ti senti di augurare al Crotone e al neonato Città di Nocera?

“Il Crotone è una realtà talmente importante e consolidata che non credo abbia bisogno dei miei auguri. Fanno calcio da tanti anni a grandi livelli che credo basti un grandissimo in bocca al lupo. Alle due Nocera, ai suoi tifosi, invece, visto il nuovo percorso intrapreso, auguro di tornare a pensare alla propria squadra col sorriso, il vanto e l’orgoglio di un tempo mortificati dagli avvenimenti degli ultimi due anni. Nocera è qualcosa che ti contagia e ti entra dentro senza rendertene conto. E’ successo anche a me, romano e tifoso sfegatato della Roma, di sentirmi presto figlio di questa di questa città, orgoglioso tifoso dei molossi. Per questo auguro al Città di Nocera il ritorno tra i professionisti più velocemente possibile. Così come profondo e sincero, anzi lo definirei intimo, il sogno e l’ambizione che mi accompagna: tornare un giorno sulla panchina molossa, sono certo che la mia storia con Nocera non è finita”.

Cosa invece auguri al Miccio allenatore?

“Di poter lavorare con continuità in una società che possa darmi l’opportunità di crescere con i fatti e non solo a chiacchiere. Per far questo è fondamentale incontrare sul proprio cammino una società che crede prima nella mia persona e poi nell’allenatore. L’esperienza con la Berretti e soprattutto quella fatta a Nocera come allenatore in seconda della prima squadra, anche se per poco tempo, mi portano spesso a pensare che, se si presentasse l occasione, sarebbe estremamente affascinante allenare i più grandi. Si, mi sento pronto a lavorare come tecnico di una prima squadra e ad assumermi tutte le responsabilità che ne conseguono. Più in generale spero di poter rientrare presto nel giro anche perché il campo mi manca terribilmente e senza una squadra da allenare mi sento vuoto”.

Ed allora non ci resta che farti un sincero in bocca al lupo … vai Gigi, che tutti i tuoi sogni possano realizzarsi quanto prima!!!

Carmine Apicella, ForzaNocerina.it

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