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DIETRO LE QUINTE, due chiacchiere con Giancarlo Petrosino

“Sono un appassionato di Nocerina! Al momento della rinascita del calcio nella nostra città, mi sono avvicinato alla nuova società mettendo a disposizione della dirigenza tante energie fisiche e mentali, col solo scopo di dare il mio contributo per i molossi”.

Quando in società c’è un problema di natura logistica (un calciatore ha un determinato bisogno… c’è un problema con i biglietti… bisogna organizzare la partita) è quasi sempre il cellulare di Giancarlo Petrosino che squilla.

Molte persone credono che, per allestire una squadra di calcio, basti ingaggiare una ventina di giocatori, farli allenare e farli scendere in mezzo al campo la domenica. Ci puoi “svelare” quanto lavoro c’è dietro?

“Dietro la partita di calcio, c’è tantissimo lavoro. C’è bisogno di tanta energia, tanta organizzazione durante tutta la settimana. E la domenica bisogna ricominciare daccapo, perché le esigenze della società e degli atleti sono tante e vanno soddisfatte”.

Una vita sulle gradinate del San Francesco. Non voglio chiederti quante partite tu abbia visto ma cosa rappresenta per te quello stadio?

“Sono entrato al San Francesco per la prima volta che avevo sette anni. A tredici anni feci il salto in curva (fino ad allora, mio padre mi aveva cresciuto nei distinti). Da quel momento, mi sono appassionato al mondo del tifo e quel settore, per venticinque anni, è diventato la mia seconda casa”. Per questo motivo, all’indomani dei fatti di Salerno, la mia curva ha cominciato a farmi un effetto diverso. Era vuota. Ricominciare è stato un compito arduo, sia per chi ha messo in piedi questa società, sia per i tifosi. È  importante che la “Sud” torni a essere il tempio del tifo. Non è stato facile riprendere. L’anno scorso, dopo uno scetticismo iniziale, alcuni ragazzi hanno cominciato ad avvicinarsi alla nuova realtà. Quest’anno sono tornati tutti i gruppi. Adesso, bisogna remare tutti dalla stessa parte per riportare la squadra in una categoria che compete a una piazza come Nocera”.

Il tuo passato da ultras ha fatto sì che, tra gli altri, ti sia accollato il compito di fare da tramite tra società e tifosi.

“Avendo avuto un passato in curva, cerco di mettere la mia esperienza a disposizione della società. I sostenitori della nostra squadra devono seguire i molossi in massa, dando il loro inimitabile apporto in termini di tifo, ma anche di comportamento. Tornare nel calcio che conta è un obiettivo che dobbiamo raggiungere insieme. In questi giorni, dopo aver avuto contatti con i vari esponenti del tifo, ci siamo ripromessi di riportare la massima attenzione da entrambe le parti affinché, d’ora in poi, tutto possa andare per il verso giusto. Il nostro campionato comincia domenica. Dobbiamo tornare là dove meritiamo!”.

All’anagrafe si chiama Giancarlo, ma per tutti noi che ne apprezziamo la voglia di fare e, nonostante l’apparenza imponente, la bontà d’animo, è semplicemente Giancarlone.

Francesco Belsito

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