STORIA Colori bianco blu e novantatré anni per l’Anzio Calcio. Il prossimo avversario dei rossoneri ha mosso i primi calci nel lontano 1924. Dopo alcuni decenni di attività episodica, è dal secondo dopoguerra che la società ha cominciato a regalare delle soddisfazioni ai propri tifosi. I biancoblù vinsero il campionato di Prima Divisione del Lazio nella stagione 1948-1949. Ma è solo dal settembre del 1963 che la squadra raggranella i veri successi, approdando in serie D. Rimasta in “Quarta serie” fino al 1971, la squadra ha successivamente vivacchiato nei campionati regionali fino al 1990 quando, in concomitanza con la fusione col Lavino, il neonato Anziolavino fu ripescato in Interregionale. La neo società vive fasi alterne, giocando tra Serie D, Promozione ed Eccellenza. Il matrimonio col Lavino termina nell’estate del 2015. La squadra torna alla denominazione storica e, pur arrivando secondo nel Girone B dell’Eccellenza laziale, si guadagna il passaggio in Serie D.
LA SQUADRA Affidata al giovane Gaetano D’Agostino (ex trequartista di Roma, Udinese e Fiorentina, alla sua prima esperienza da tecnico), l’Anzio sta ben figurando in campionato, nonostante un’età media molto bassa. Veleggia al centro della classifica avendo conquistato trentasei punti frutto di otto vittorie, dodici pareggi e otto sconfitte. I pali sono difesi dallo storico portiere Simone Rizzaro, alla settima stagione in biancoblù. La linea difensiva è generalmente formata da quattro giocatori scelti tra il giovanissimo D’Amato (1998), Ivone (1996) e gli “esperti” Mazzei (1995), Pucino (1989) e Silvagni (1995). A centrocampo si dividono le maglie Ceccarelli (1997), Ferrari (1994), Lauri (1990) e Santarelli (1995). In attacco agiscono Bernardotto (1997), Delvecchio (1998), Giampaolo (1995) e e Mario Artistico (1985), arrivato a campionato in corso dal Cynthia.
I PRECEDENTI Nell’unico precedente in terra laziale, i molossi si sono imposti per una rete a zero. Si trattava del campionato di Serie D, stagione 1963-1964.
Francesco Belsito, Forzanocerina.it (foto Eduardo Fiumara)
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