L'antica Falerii Veteres, il duomo dei Cosmati e la maestosità del Forte Sangallo; rossoneri a caccia del successo nella perla dell'Agro Falisco
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NOCERINA ON THE ROAD: Civita Castellana, nel cuore verde della Tuscia

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Il pareggio casalingo contro l’Ardea ha lasciato l’amaro in bocca in casa Nocerina, per due punti persi in malo modo con un gol subito a tempo scaduto, figlio di un secondo tempo totalmente insufficiente. Non c’è però tempo per leccarsi le ferite o rimuginare su quello che poteva essere e poi non è stato, visto che i molossi sono attesi da una delle trasferte più ostiche del campionato. La Nocerina, infatti, sarà ospite del Flaminia Civita Castellana, avversario difficile tra le mura amiche e possibile mina vagante del torneo. I rossoneri andranno a caccia del riscatto in uno dei borghi più interessanti del Lazio, immerso nel cuore della Tuscia.

LA STORIA. Civita Castellana è un comune di circa quindicimila abitanti in provincia di Viterbo, considerata la città capofila dell’Agro Falisco, territorio della Tuscia ricco di storia e bellezze naturali. La mitologia e Civita Castellana si incrociano sin dalla sua nascita. Secondo la leggenda tramandata dai “Fasti” di Ovidio, l’antico insediamento di Falerii Veteres sarebbe stato fondato da Halaesus, figlio di Briseide in fuga dal padre Agamennone, il re di Micene. La storia, invece, ci dice che Falerii Veteres sarebbe nata grazie ai Falisci, una popolazione di epoca arcaica che si era stanziata nei luoghi della Valle del Tevere. Da questo momento, Falerii Veteres diviene uno snodo fondamentale per la società etrusca, testimoniato dai tanti reperti archeologici ritrovati. Durante l’età medievale, la città cambia nome con l’attuale Civita Castellana e si contraddistingue come luogo di rifugio per papi come Clemente III e Adriano IV. Di fatto, da adesso la storia di Civita Castellana sarà quasi sempre legata alle vicende dello Stato Pontificio.

I LUOGHI. Il considerevole patrimonio artistico e archeologico di Falerii Veteres è sotto gli occhi di tutti, grazie ai numerosi reperti risalenti all’età del ferro e del bronzo, oggi presenti in alcuni dei musei più prestigiosi del mondo. La Civita Castellana medievale e moderna, invece, ci ha lasciato il duomo, la cattedrale di Santa Maria Maggiore edificata dai marmorari romani dei Cosmati alla fine del XII secolo. Nel Settecento, il complesso viene completamente restaurato con forme barocche dall’architetto Gaetano Fabrizi e acquisisce una certa notorietà grazie a uno di quegli avvenimenti che nessuno può mai cancellare. Come descritto da una targa in marmo posta all’esterno del duomo, l’11 luglio 1770 Wolfgang Amadeus Mozart aveva soggiornato a Civita Castellana e suonato l’organo della chiesa durante la funzione liturgica della domenica mattina. Ma Civita Castellana è un nome conosciuto non solo per le sue leggende e il suo passato, ma anche per la produzione delle ceramiche, famose in tutto il mondo. Soprattutto nel Novecento, il sessanta per cento delle ceramiche italiane provenivano da questo borgo arroccato sulla via Flaminia, specializzato nella produzione di piastrelle e stoviglierie che sono entrate nelle case di tutti. Infine, non si può non chiudere questa visita con il Forte Sangallo, il monumento simbolo di Civita Castellana. Parliamo di una fortezza costruita a partire dal 1494 per volere del papa Alessandro VI. Il nome del forte è quello di chi l’ha progettata, Antonio Sangallo, architetto di fiducia della potentissima famiglia dei Borgia. Negli anni immediatamente successivi, la costruzione viene ampliata e migliorata su commissione di papa Giulio II della Rovere, probabilmente eseguita da Antonio Sangallo il Giovane e Donato Bramante. All’interno di questo maestoso edificio, oggi troviamo il Museo Archeologico dell’Agro Falisco, che conserva le radici del patrimonio storico-culturale della città. Una città che prima è stata Falerii Veteres, poi Civita Castellana, uno scrigno di miti, suoni e colori, un’affascinante macchina del tempo pronta a prenderci per mano e a guidarci in un itinerario che ci farà scoprire un territorio senza macchie, incredibilmente fedele alla sua storia e alle sue leggendarie fondamenta.

Domenico Pessolano (foto di Giorgio Teti)

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