Le origini antichissime della città, Piazza d'Italia e l'eleganza sabauda; la Nocerina si gioca i tre punti nel quartiere di Latte Dolce
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NOCERINA ON THE ROAD: Sassari, dai Nuraghi ai Savoia

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La vittoria di misura sul non facile Atletico Uri ha rilassato gli animi e l’atmosfera in casa Nocerina, pronta a fare il massimo durante il mercato invernale e, soprattutto, nelle prossime sfide che la separano dalla sosta natalizia. L’avversario di turno è il Sassari Latte Dolce, squadra in crisi nera che è obbligata a fermare l’emorragia di sconfitte tra le mura amiche. I rossoneri andranno a giocarsi questa delicata trasferta in una delle città più grandi e affascinanti della Sardegna, Sassari, vera e propria capitale della costa nord-occidentale, confinante con Alghero e affacciata sulle bellissime spiagge della Gallura. Tuttavia, Sassari è anche e in particolare la civiltà nuragica, la storia contemporanea che l’ha portata a diventare un delizioso salotto sabaudo, pregno e mai pago delle antichissime tradizione di questa meravigliosa isola.

LA STORIA. Sassari è una città di circa 130.000 abitanti, le cui origini vanno fatte risalire addirittura alle civiltà prenuragiche, la cui presenza è testimoniata dal rinvenimento di numerose domus de janas, menhir e del dolmen di San Bainzu Arca. I 150 siti nuragici confermano ancor di più la forte presenza umana in questa zona, che farà del territorio uno dei più urbanizzati della Sardegna. La nascita del centro abitato di Sassari va datato nell’alto medioevo, epoca che segna un salto di qualità della città non indifferente. Infatti, fino al XIII secolo Sassari è uno dei cuori pulsanti del Mediterraneo, tant’è che verrà più volte conteso dalle Repubbliche Marinare, in particolare da Pisa e Genova. Nel 1294, la partita si risolve con l’acquisizione da parte di Sassari dello status di Libero Comune confederato a Genova, che si rivelerà un’ottima alleata anche negli anni seguenti, soprattutto durante il dominio aragonese. Alla fine di un’età moderna abbastanza travagliata, nel 1720 Sassari passa sotto il controllo dei Savoia, che iniziano un’opera di riqualificazione e di ampliamento di tutto il centro urbano. Il risultato è una città nuova, elegante, costruita sul modello di Torino, pronta a raccogliere le sfide dell’epoca contemporanea.

I NURAGHE, IL TOCCO SABAUDO E IL QUARTIERE LATTE DOLCE. Il lascito più importante della civiltà nuragica al territorio sassarese è senza dubbio l’altare megalitico di Monte d’Accoddi. Edificato dalle genti della cultura di Ozieri nel IV millennio a.C., l’altare è un monumento denso di mistero dato che, probabilmente, era direttamente collegato a un cimitero e a un tempio con pietre infisse nel terreno. In breve, parliamo di un vero e proprio prodigio di ingegneria che lascia sempre tantissimi e affascinanti interrogativi. Addirittura, a fare da contorno a questa meraviglia ci sono delle pietre ben levigate, precisamente sferiche, che simboleggiano il sole e la luna. Tra i tanti patrimoni culturali che caratterizzano Sassari troviamo le mura medievali e il castello, segni delle imponenti fortificazioni costruite durante l’era delle Repubbliche Marinare. Entrando nel cuore della città, non si può non evidenziare il tocco sabaudo che rende questa città unica, contaminata e arricchita da ogni epoca. Salotti a cielo aperto come Piazza Italia, con al centro una statua dedicata a re Vittorio Emanuele II, e Piazza Castello conferiscono a Sassari un’eleganza e uno charme irripetibile. Infine, è giusto entrare nel merito del quartiere di Latte Dolce, nome per molti buffo ma figlio di un’altra storia bellissima. Agli inizi del XIX secolo, scavando tra le rovine dell’antica chiesa di San Leonardo, viene rinvenuto un affresco che rappresentava una Madonna del Latte, insieme a santa Lucia e a santa Caterina d’Alessandria. Dal 1825, il quadro viene ritenuto miracoloso e, dopo un lungo e complesso lavoro di ristrutturazione dell’edificio, nel 1882 la chiesa diventa un santuario di Nostra Signora del Latte Dolce. Da qui, il nome del quartiere in cui è diretta la Nocerina di mister Nappi.

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Domenico Pessolano

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