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“Il caffè del lunedì”, Nocerina-Palmese secondo Filippo Zenna

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Vincere aiuta a vincere. E magari anche a riflettere senza lasciarsi divorare dall’ansia. La rimonta in coppa della Nocerina contro la Palmese lascia una scia di ottime indicazioni, ma apre anche piccole falle che una società ormai collaudata ed esperta farebbe bene a tappare in tempi rapidissimi.

LA RUGGINE DI FINE AGOSTO
Prima di entrare nei dettagli, una precisazione è doverosa: essere brillanti già a fine agosto sarebbe quasi un pericolo perché va smaltito il ritiro e vanno allentati i carichi, orientando ora gli allenamenti per strappare veloce e non più per resistere ai novanta minuti. Vale lo stesso per il sottoscritto: rimettersi in moto dopo una lunga pausa (nel mio caso durata anni) è faticoso. Mi sento arrugginito, perfino un po’ fuori contesto, sento mancare il guizzo, la stoccata retorica, il senso del piacere che accompagnava un tempo la mia scrittura. Ma provo a palleggiare comunque con le parole e sarò sicuramente oggetto di critiche: vale per chiunque si esprima, in campo o dietro una scrivania.

LE NUMEROSE FRECCE ALL’ARCO DI CAMPILONGO
Eccoci allora alle sensazioni post-Palmese.  Parto dalle cose che mi hanno impressionato. La Nocerina di quest’anno ha una qualità enorme e può permettersi tante variazioni di tema rispetto alla passata stagione quando soltanto con l’esplosione “ritardata” di Addessi e l’arrivo di Felleca si trovarono le convergenze necessarie per gli automatismi del 4-3-3. Il divin Francesco resta il sommo riferimento lì davanti: classe, tecnica, velocità di esecuzione. Anche in giornate un po’ così disegna calcio di un altro livello. Ma c’è altro, molto altro: Giannone ha talento puro, Kernezo una esplosività e una ferocia pazzesche, Rosso i centimetri necessari per lavorare di sponda e rendere meno pesanti anche le partite più sporche, Diop (la grande incognita per molti) una gran capacità di attaccare la profondità e una fame enorme di rivincita. Ed è subentrato solo per una manciata di minuti Opoola, altro jolly di fascia che può spaccare le partite. E poi quel funambolo di Aldo Bezzon, il meno “prestigioso” tra i centrocampisti ingaggiati, ma il più pronto, incisivo, coraggioso e dinamico della compagnia.

IL PARADOSSO A CENTROCAMPO E GLI UNDER
Ed è qui che iniziano, a mio avviso, le note dolenti. Avevo accolto con entusiasmo enorme la composizione della mediana: la fisicità di Icardi, la classe di Deli, l’energia di Konatè e Vacca, le geometrie di Aliperta. Ed invece, alla prima ufficiale, la Nocerina l’hanno “salvata” lì in mezzo Morrone (arrivato da tre giorni), Bezzon ed il passaggio ad uno spregiudicato 4-2-fantasia, utile se si deve recuperare, un po’ meno se vanno gestiti avversari assai più tosti della Palmese e con molta più qualità nelle ripartenze. Il primo tempo è stato opaco. È bastato mettere un uomo su Aliperta per soffocarne totalmente le ambizioni di regia. Vacca ha girato un po’ a vuoto, Deli ha dato un assaggio di “poesia” e poi è tornato in infermeria, a fare compagnia ad Icardi e Konatè. Con ben sette centrocampisti ingaggiati, è quasi paradossale averne disponibili appena tre per l’esordio in campionato e molto probabilmente per la trasferta di Scafati (Aliperta deve scontare tre giornate di squalifica, Icardi resta oggetto misterioso, Konatè ha una distrazione muscolare e per Deli va valutata la ricaduta muscolare). Forse lì nel mezzo qualche errore di valutazione è stato fatto o magari c’è bisogno soltanto di tempo per metterli tutti in carreggiata. Ma per chi vuole vincere, il tempo è il primo nemico. Ricordate la passata stagione? Si partì con Basualdo, Cristiani e Grandis, ma si trovò l’assetto perfetto nel girone di ritorno con Bottalico (in turnazione con Provenzano da marzo in poi), Faiello e Gerbaudo, con gente che ha smesso di correre soltanto al triplice fischio della finale playoff con il Martina. Se c’è da “rettificare” insomma va fatto nel minor tempo possibile.

Stesso discorso per la questione under: sia in amichevole col Pompei che in coppa con la Palmese, i due terzini sono sembrati molto in imbarazzo (specialmente De Crescenzo a sinistra) e se si crea inferiorità in quelle zone non bastano poi colossi quali Troest, Morales e Guifo per tamponare. Al tirar delle somme, contro la Palmese la Nocerina per segnare ha dovuto ricorrere a giocate “eccezionali”, ma ha poi subito per errori grossolani.

VINCERE AIUTA A VINCERE
Certo, come anticipato ampiamente, siamo ancora in fase di rodaggio e tutte le squadre hanno bisogno di migliorarsi (l’eliminazione della Scafatese a Gravina ne è una testimonianza), ma è pur sempre meglio valutare ed eventualmente intervenire ora, piuttosto che attendere e rischiare di perdere punti in una stagione partita con un entusiasmo pazzesco. Oltre tremila spettatori per una partita di coppa di serie D di fine agosto sono un dato impressionante. Vincere aiuta a vincere. E pure a capire come continuare a farlo.

Filippo Zenna

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