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TRIPLICE FISCHIO, la disfatta di Alberobello e il triennio del presidente

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Dal punto di vista tecnico c’è poco da raccontare. La gara disputata allo “Scianni-Ruggieri” di Alberobello è una di quelle disfatte che rimarranno indelebili nella storia dei tifosi molossi. Sul campo, i novanta minuti non hanno avuto storia. La squadra con la maglia rossonera non è mai scesa sul terreno di gioco. 

IL PROTAGONISTA È rimasto stranamente in silenzio per gran parte della gara Giovanni Cavallaro. Di solito, il tecnico siciliano si agita, striglia i suoi uomini, si sbraccia. Ad Alberobello, è stato osservatore ossessivamente passivo di una gara nella quale i calciatori in maglia rossonera sono stati in balìa degli avversari dal primo all’ultimo minuto. Il Fasano ha trovato la via del gol ogni volta in cui ha appena sfiorato l’acceleratore. I padroni di casa hanno bucato la difesa della formazione ospite anche con un uomo in meno (il definitivo 6 a 1 è arrivato dopo che l’arbitro ha espulso Camara). Viene da pensare che qualcosa si sia rotto già prima dell’inizio della gara.

IL MOMENTO CHIAVE L’intervallo della formazione ospite è durato circa 10 minuti. I calciatori in maglia rossonera sono tornati in campo molto prima dello scadere dei canonico quarto d’ora, mentre il loro tecnico è rimasto negli spogliatoi. Cos’è successo? Si possono fare solo ipotesi. La società ha preteso un confronto con l’allenatore? C’è stato un litigio? Nessuno aveva voglia di commentare un parziale che si era concluso con la squadra di Nocera sotto di 4 gol? Non è stato possibile saperlo in quanto, a fine gara, non c’è stato nessun confronto con la stampa. 

DIETRO LA LAVAGNA Com’era già avvenuto domenica scorsa al termine della gara col Cerignola, nessun tesserato nocerino si è presentato ai cronisti. Quella del silenzio stampa è stata una decisione – come ci è stato più volte precisato – presa in totale autonomia dal presidente. Paolo Maiorino ha rilevato il timone della società tre anni fa. In questo breve lasso di tempo l’avvocato ha portato a termine tre campionati di Serie D. Contestualmente, al di là dei responsi del campo (sul quale vincere e perdere fa parte del gioco) il presidente ha collezionato più di due anni di inibizione, una serie importante di vertenze, ha mandato la squadra a giocare ad Angri anche quando non era strettamente necessario, e, stando agli atti ufficiali, ha prodotto in lega documentazione falsa e fatto sedere in panchina un allenatore e un massaggiatore privi del regolare tesseramento. Il dissenso civile messo in atto dalla Curva Sud nella serata di domenica è stato l’apice di una contestazione che va avanti da mesi. Che senso ha andare avanti così? Nessuno obbliga nessuno a fare calcio, ma chi prende in mano il timone di una società storica come quella rossonera ha il dovere di farlo con dignità, evitando queste mortificazioni continue.

Francesco Belsito

 

 

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