Lettera di un innamorato …










Maggiore Cattapani se lo sarebbe mai aspettato? Ma soprattutto, si rende conto di cosa ha combinato?
Come gliele vorrei fare queste due domande al fondatore dell’A.G. Nocerina che insieme ad altri si riunì quel 1° febbraio 1910 e diede vita ad una cosa straordinaria, la più straordinaria della vita sociale delle 2 Nocera ma soprattutto quella che più fa tribolare il cuore di parecchi di noi, la Nocerina.
Si rende conto Cattapani, di aver dato vita ad un fenomeno che ha fatto girare l’italia a migliaia di persone, senza sosta per un secolo e che è ancora qui bella ed entusiasmante come il primo giorno. Una semplice squadra di calcio che però ha condizionato il modo di vivere di tante persone, che ha dato gioie e dolori a queste persone come poche cose lo fanno nella vita?
Non è facile descrivere cosa sia la Nocerina per me, tante troppe cose nella mia testa si accavallano e vorrebbero uscire attraverso questa tastiera. Le mani rimangono ferme, forse non riesco a trovare le parole adatte, forse tutte non basterebbero.
Non riesco ad immaginare la mia vita senza Nocerina. A qualcuno potrebbe sembrare una cosa triste, qualcuno che non ha mai provato l’emozione di entrare al San Francesco, vedere i colori rossoneri e sentirsi a casa propria, qualcuno che non ha mai provato l’emozione di urlare, gioire e piangere per lei. La chiamano follia collettiva, dicono che serve a sfogare le proprie frustrazioni, per me è semplicemente amore. Ogni domenica, ma forse sarebbe più giusto dire ogni giorno, su quelle gradinate, dietro a quei colori, si allacciano amicizie, si raccontano ricordi, si fanno programmi per il futuro, si gioisce, si bestemmia, si combatte, insomma si vive.
Si vive in simbiosi con quelle maglie, per quelle maglie. Entri nello stadio ed immagini come sarebbe bello segnare e correre sotto quella curva dai tuoi amici di sempre ad esultare, perché il goal lo hai fatto tu, ma solo per caso, il goal, tutti i goal, li hanno fatti loro. Ogni domenica concorri a comporre una litania, un rituale, fatto di gesti e parole sempre uguali, ma nuovi ogni volta. Non sapresti immaginarti da nessuna parte se non lì, soffri, ti geli, muori dal caldo, avresti cento cose più sensate da fare, ma sei sempre lì.
Ecco forse di parole se ne potevano usare di migliori, di più giuste, ognuno ha le sue, le mie sono queste. Dovevo scrivere per chi legge ed invece ho scritto per me, il vero amore è egoista e non conosce condivisione, tu sei speciale anche per questo, Nocerina.
In conclusione, Maggiore Cattapani, invece di farle quelle famose due domande, le dico semplicemente GRAZIE!!!
Un innamorato…