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Nocerina: resta da onorare la storia

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Il tifoso della Nocerina è un onesto lavoratore che si alza la mattina sapendo di dover provvedere al mantenimento della sua famiglia. Il tifoso della Nocerina è anche chi un lavoro non ce l’ha e si alza lo stesso la mattina cercando di dare un senso alle proprie giornate. Ognuno di loro vive cercando di ottenere il massimo dal tempo. Tra alti e bassi, vittorie e sconfitte, è una vita fatta di sacrifici. Si vive male e le luci che accendono un po’ di speranza, o che distraggono, sono pochissime, quasi non si vedono. Una di queste è la Nocerina. Si pensi ad uno sciame di persone, ognuno con una storia diversa. Vite che si intrecciano e si uniscono per una squadra di calcio, colorata con colori che resistono da un secolo. Ecco, si provi ad immaginare cosa sia un secolo. A quante storie, vite, gioie e dolori ha toccato questa squadra. Quanti volti carichi di entusiasmo, quanti bambini che sono cresciuti e hanno insegnato ai loro figli ad amarla, e allora volta i figli dei figli, così per generazioni. Quanto tempo. Meravigliosamente potente. In questo lungo cammino  c’è stato chi ha gridato e chi è stato in silenzio, chi ha accusato e chi ha incoraggiato, quelli che hanno snocciolato disquisizioni tattiche e quelli che hanno sofferto in silenzio, tra le pieghe del proprio sconforto o della propria estasi. Ci guardiamo allo specchio e vediamo i nostri antenati, perché siamo noi, viviamo la Nocerina allo stesso modo. Possiamo vederci il barista che servendoci il caffè si chiede come mai non abbia giocato quel calciatore, o gli anziani che seduti sulle panchine al sole si dicono insoddisfatti della tenuta del centrocampo e della pensione, o ancora l’amico che va allo stadio solo per contestare, e così via. Siamo noi, adesso come allora, non è cambiato proprio niente. E’ la storia che continua, va avanti di padre in figlio, con la Nocerina unica testimone perpetua del nostro invecchiamento. Solo così si può comprendere cosa sia la Nocerina, cosa sia per quei giovani che si sono fatti seppellire con la bandiera rossonera, con la maglia dei loro beniamini o che hanno chiesto la loro presenza ai funerali. Ci sono quelli che hanno seguito la Nocerina in capo al mondo, tra pioggia e fango, tra vento e gelo. Oppure chi ha dedicato la propria esistenza a questi colori e ancora oggi viene ricordato. E chi ora piange, chi si è arreso di fronte al baratro aperto e alla costatazione che tutto ormai è perduto. A quest’ultimi bisogna ricordare il tempo. Tutto quello passato, tra i cocci di una storia che non può finire smembrata dalla non curanza di chi non sapeva cosa aveva tra le mani, di coloro ignoranti dell’importanza profonda che ha una squadra di calcio nella vita delle persone. No, non stiamo parlando più di una squadra di calcio. Di fronte a un secolo, nessuno è più potente dell’avanzare della storia, nessuno. Si può credere che ormai sia tutto perduto, ma non si può impedire alla Nocerina di esistere. La libertà allora si realizzerà nella consapevolezza che questa squadra appartiene solo a quelli che daranno continuità al tempo, a coloro che guardandosi nell’animo sapranno che finchè ci sarà una maglia rosso e nera in un campo varrà la pena staccare la spina al mondo per qualche ora e intrecciare la propria vita con quella degli altri. E’ la nostra dignità, al cospetto della quale anche la storia si inchina. E se in campo non c’è giustizia, solo la manifestazione dell’ amore  per la Nocerina (la maglia) basterà a riscattare il dolore. Da qui alla fine del campionato, da qui alla fine dei giorni. Ancora nel tempo, ancora nei secoli. 


Luigi Caputo, ForzaNocerina.it (foto ©2012 di Ciro Pisani)

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