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NOCERINA BOOKSTORE: cosa vuol dire amare il rossonero?

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Essere tifosi è una questione viscerale, è una bellissima storia d’amore fatta di gioie, imprecazioni e di umori scostanti. Il rapporto con la squadra del cuore è veramente un gran casino in cui, però, siamo tutti consapevoli del fatto che cambieranno gli uomini, la storia, i risultati, ma la maglia e i suoi colori resteranno sempre gli stessi. Come diceva Italo Calvino in “Palomar”, ci sono cose che “chiedono di essere guardate” anche se restano lì, inanimate, sotto forma di semplici oggetti. E quindi la domanda sorge spontanea: cosa vuol dire essere tifosi e, visto che in questo caso si è emotivamente coinvolti, che significa amare la Nocerina? In uno dei periodi più travagliati della storia ultracentenaria dei colori molossi, è giusto provare a rispondere a questo interrogativo, con cui “ForzaNocerina.it” apre “Nocerina Bookstore”, la nuova rubrica letteraria.

ELEVAZIONE, VOLARE OLTRE E CONTROCORRENTE. La risposta a un tourbillon di emozioni così complicato, che va anche ben oltre la fede calcistica, ci è dato da millenni di leggende, miti, psiche in stato confusionario e di cuori spezzati rimessi insieme grazie alla poesia. Le parole salvano il mondo, gli scrittori ci tolgono le parole di bocca e ci dicono sempre di seguire i nostri istinti. Creando disordine tra uno scaffale e l’altro, una delle soluzioni al romantico enigma qui proposto può essere colta da Élévation, “Elevazione”, breve poesia di cinque strofe contenuta nei Fleurs du mal, i “Fiori del Male”, la celebre raccolta del simbolista francese Charles Baudelaire, che consegna al mondo per la prima volta la definizione di Spleen, il senso d’angoscia, d’insoddisfazione e noia, unita a una condizione umorale tetra e malinconica che può essere sconfitta solo scrivendo, solo specchiando la propria anima in ciò che si vede. “Elevazione” parla proprio dello spirito del poeta, che per essere tale e sentirsi libero deve volare, sì, volare sopra le montagne, i fiumi, i mari, lasciandosi così alle spalle la massa omologata della società che ormai non conosce più sentimenti. In questo componimento scritto nei primi anni del ‘900, Baudelaire incita la propria anima e quella di ogni artista, o qualsiasi persona abbastanza sensibile, a spingersi più oltre possibile.

Volando sopra stagni sopra monti e vallate,
sopra foreste e nubi e mari senza fine,
oltre il sole oltre l’etere, e l’estremo confine
ancora sorpassando delle sfere stellate.

tu vai, spirito mio, vai con agilità
e come un nuotatore che s’inebria dell’onda
lietamente attraversi l’immensità profonda
preso da un’indicibile e forte voluttà.

Vola, vola ben oltre i fetori malsani,
purìficati in alto, nell’aria fatta tersa,
bevi, come liquore che il cielo puro versa,
il chiaro fuoco che gli spazi empie lontani.
(vv. 1-12)

“Vai, spirito mio, vai con agilità” è il mantra di ogni tifoso della Nocerina, che non è per niente l’animale social del 2023, convinto di inebriare le platee con critiche mosse senza aver visto neanche una partita. Un’esortazione del genere può appartenere solo a chi segue le sorti della squadra rossonera con coraggio, volando appunto “oltre i fetori malsani”, tenendo a distanza i presidenti che fino a qualche mese fa hanno ferito il molosso, gettando fango su centotredici anni di storia. Essere tifosi della Nocerina vuol dire essere consapevoli che drammi sportivi come questo potrebbero ricapitare ancora, perché si sa, a Nocera non ci sono Scudetti e Champions League, ma obiettivi falliti in quantità industriale, fallimenti, Serie B sfuggite per una manciata di punti e sogni solamente accarezzati. Il supporter molosso è colui che sa che, infine, la noia e la malinconia sarà infinitamente pervasiva rispetto alle gioie, ma sa anche che, quando verrà il momento di festeggiare, sventolerà fiero la bandiera rossonera con la felicità di un bambino e con la maturità di chi è rimasto, nonostante tutto. Amare la Nocerina vuol dire avere davvero il cuore di un molosso, significa andare controcorrente, resistere e combattere su ogni pallone, fino alla conquista dell’ultimo filo d’erba. Volare oltre, volare in alto è purificazione dalle malignità, è abitare un mondo parallelo dall’aria tersa, quello stadio “San Francesco” in cui finiremo sempre per abbracciarci.

Domenico Pessolano

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