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IL FATTO DELLA SETTIMANA: il rebus del rosso a Russotto

Il derby

Domenica scorsa è andato in scena il sentito derby fra Siracusa e Nuova Igea Virtus. I giallorossi lottano per salvarsi il prima possibile e condurre, quindi, un campionato tranquillo.
Gli azzurri hanno, invece, l’ambizione di tornare fra i professionisti, fatto che si può rilevare dalla notevole campagna acquisti condotta. E proprio l’acquisto più importante, Andrea Russotto, con alle spalle presenze in serie A e in coppa Uefa, è stato protagonista di un episodio, purtroppo per lui, abbastanza controverso.

Il Siracusa vince di misura

Partiamo, però, con ordine: il derby si è concluso con il risultato di una rete a zero per i padroni di casa. Partita molto combattuta da entrambe le compagini. Il massimo momento di sforzo da parte degli ospiti, però, come si può ben immaginare, si è avuto nel finale, alla ricerca del gol del pareggio. Una di queste azioni pericolose dei giallorossi a pochi minuti dalla fine viene fermata da un pallone proveniente dalla panchina. Secondo l’arbitro, assistito dall’assistente, il colpevole è Russotto, uscito nel primo tempo per un infortunio, che viene espulso.

La difesa di Russotto

Immediatamente dopo la partita il trequartista fa sentire le proprie ragioni con un lungo sfogo sui propri profili social:
“Mi ritrovo qui a dover giustificare qualcosa che non ho fatto… Di me si può dire che sono un giocatore spigoloso, di temperamento (forse talvolta anche troppo), uno di quelli che non ne fa passare una, ma non si può dire di me una cosa: che io sia una persona sleale. Non è giusto che venga giudicato per qualcosa che mai e poi mai farei e che è completamente lontano da quello che è il mio concetto di sport. Mai avrei interrotto un’azione avversaria lanciando in campo un secondo pallone. L’arbitro, su indicazione del suo assistente, l’ha pensata diversamente. Purtroppo non posso fare nulla, contro quella che è stata una scelta del tutto sbagliata. Sono amareggiato, perché nel bene e nel male io ci ho sempre messo la faccia. Ho pagato quando ho sbagliato, ma non è giusto che debba pagare anche per qualcosa che non ho fatto e che mai farei. Ringrazio la mia società per il sostegno di queste ore, soprattutto per aver creduto all’uomo prima che al calciatore. Sono il capitano di questa squadra e voglio rappresentare i miei compagni e la mia società nel migliore dei modi e non è giusto che venga macchiata così la mia professionalità e la mia integrità sportiva e morale. Ora guardiamo avanti, pur con fatica e un profondo senso di ingiustizia”.

Il Giudice Sportivo

Dal referto del giudice sportivo si evince, invece, che il trequartista è stato squalificato per una giornata effettiva “per avere proferito espressione blasfema”, episodio non citato dall’interessato.
Che l’arbitro e il suo collega si siano sbagliati e resosi conto dell’errore abbiano cercato di rimediare?
Quel che è sicuro, però, è che qualcuno quel pallone in campo l’ha lanciato, ma la verità, per ora, la conosce solo l’autore del gesto e le persone a lui vicine.

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