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TRIPLICE FISCHIO: la profezia di Boccolini e la maglietta asciutta

Al termine di un secondo tempo scellerato, la Nocerina riesce nell’impresa di farsi rimontare, in casa, il doppio vantaggio maturato nella prima frazione di gioco. Per la quarta volta consecutiva, i rossoneri riescono nell’impresa di subire due reti tra le mura amiche vedendo sfumare una vittoria che, dopo i primi quarantacinque minuti, sembrava archiviata. A preoccupare i tifosi è stato l’atteggiamento di una squadra disorganizzata, in condizioni fisiche precarie e senza alcun accenno di idee.

IL PROTAGONISTA È nato il 17 agosto di 20 anni e, sulla carta d’identità, porta un cognome legato insolubilmente alla storia della Nocerina. È cresciuto nelle giovanili di Benevento e Sassuolo, ha giocato in Serie C a Vallo della Lucania e a Taranto, ma è nocerino doc. Francesco Citarella, da quest’anno, veste la maglia della sua città. Nella gara contro la NF Ardea ha sbloccato il risultato con un colpo di testa preciso, su un calcio d’angolo perfetto di Uliano. Ha segnato sotto la sua curva, il sogno di qualunque amante di questi colori. 

IL MOMENTO CHIAVE «Negli spogliatoi ho detto ai miei ragazzi che non avevamo niente da perdere. Che questo ambiente poteva ritorcersi contro di loro; che, se avessimo fatto un gol, avremmo potuto trovare anche l’altro… Di solito mi sbaglio, stavolta è andato tutto bene». Sono queste le parole che Alessandro Boccolini ha rilasciato ai nostri microfoni al termine della gara del San Francesco. L’Ardea, sotto di due gol, l’ha messa sul piano della corsa e della cattiveria agonistica. È bastato un tecnico che ci ha creduto per stimolare gli ospiti a cercare un pareggio contro una Nocerina che, nel secondo tempo, non è mai entrata in campo.

DIETRO LA LAVAGNA “Per giudicare una squadra serve tempo”, ora il tempo è passato. La Nocerina vista in scena il primo ottobre non è apparsa diversa da quella scesa in campo il 3 settembre contro l’Angri. La squadra rossonera, avanti di due gol, è stata capace di farsi rimontare da avversari che la mettono sul piano della corsa e della grinta. Non servono prime donne che hanno paura di rompersi i tacchi su cui camminano, c’è bisogno di molossi che azzannino le caviglie degli avversari. La squadra non corre, non ha idee e manca di determinazione. Si può perdere, pareggiare e vincere, ma si deve uscire dal campo con la maglietta sudata. Se la formazione in campo è lo specchio del suo allenatore, qualcosa non va a livello di conduzione tecnica.  

Francesco Belsito

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