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ANDREA PALLANCH: “Nocera, il mio cuore è ancora lì”

Se si pensa al calciatore più rappresentativo della Nocerina degli ultimi vent’anni nella mente dei più scorreranno come in un film le prodezze e la grinta di Andrea Pallanch, capitano di tante battaglie, il capitano per antonomasia, colui che faceva sognare i tifosi facendoli accorrere in massa al San Francesco. Dopo tanti anni  e le scarpette appese al chiodo, l’ex capitano rossonero custodisce ancora dentro di sé l’amore per il bicolore: «Nocera è una piazza fantastica, chi ha avuto esperienze come la mia, non potrà mai dimenticarla», sono queste le prime parole dell’indimenticato numero 7 rossonero.

Un’esperienza entusiasmante e bellissima, ma l’avvio fu “a singhiozzo”…

«Arrivai a Nocera dopo una lunga esperienza a Chieti, alla Nocerina mi ci portò l’ex portiere Garzelli. Gli inizi non furono dei migliori, venivo da un lungo infortunio e non riuscii a dare subito il mio apporto alla causa rossonera, tanto che alcuni tifosi iniziarono anche a contestarmi. Però col passare del tempo riuscii a recuperare la forma ottimale e anche la squadra iniziò a girare bene, tanto che sul finire di stagione iniziarono anche dei cori di giubilo nei miei confronti. Ebbi anche una breve parentesi lontano da Nocera, infatti ritornai in Trentino per stare vicino a mio padre che all’epoca non godeva di ottima salute, ma alla fine fu lui stesso ad incitarmi a tornare giù».

Il ripescaggio in C2, la vittoria del campionato e la strepitosa semifinale play-off ad Ascoli…

«Dopo un buon campionato nei dilettanti fummo ripescati in C2, fu allestita un’ottima squadra, c’erano Conti, Cancellato, Siviglia … riuscimmo a sbaragliare tutte le concorrenti vincendo il campionato. L’anno dopo in C1 fummo la vera rivelazione, una matricola terribile, in squadra arrivarono Battaglia, De Ruggiero, Bruno, Pagliaccetti, conducemmo un campionato strepitoso grazie a quella che secondo me è stata la Nocerina più forte in cui abbia giocato. Purtroppo ci mancò la ciliegina sulla torta, non riuscimmo ad avere la meglio ai play-off contro l’Ascoli, ma la gara di andata condizionò anche il ritorno con le espulsioni. Nonostante giocai poco per infortunio, porterò sempre nel cuore quella fiumana di persone che circondava il nostro pullman nei pressi dello stadio Del Duca. Fu un peccato perché alla fine fu promosso il Castel di Sangro e credo che se l’avessimo affrontato in finale, saremmo andati in B».

L’anno successivo si rischiò la retrocessione…

«Fu un anno strano per me, qualcosa nei miei confronti da parte dello staff societario era cambiato, ma credo che i tifosi della Nocerina mi abbiano voluto tanto bene soprattutto per la mia umiltà, e per la mia completa dedizione al calcio giocato per cui anche quando sono incappato in episodi spiacevoli ho saputo tenere la bocca chiusa e ho continuato a lavorare, ed alla fine questo ha pagato perché, nonostante tutto, agguantammo la salvezza ai play-out ai danni del Sora, ed io riuscii a dare il mio contributo, entrando in campo quando tutto ormai sembrava compromesso».

Ritornando alla stretta attualità, tu che sei stato un idolo della piazza rossonera, che sei riuscito a fare breccia nel cuore di ogni tifoso molosso, come hai vissuto le ultime vicende che hanno riguardato la Nocerina e i suoi tifosi? Cosa non ha funzionato?

«Ho seguito le ultime vicende soprattutto tramite i giornali, ed anche grazie al vostro sito, e devo dire che ci sono state delle condanne che mi sono da subito apparse fuori luogo. Basti pensare che ci sono giocatori, anche ad altissimi livelli, che hanno combinato partite e se la sono cavata con molto meno. La Nocerina ha pagato molto l’impatto mediatico che ha suscitato la vicenda, anche a me qui qualcuno ha detto: “Ma in che razza di squadra giocavi?” ma io ho sempre risposto che loro non possono capire, non sanno cosa significa essere dei molossi, giocare a Nocera. Le minacce, laddove vi siano state, di solito avvengono ovunque, sia al nord che al sud, ma nella maggior parte dei casi ci si limita alle sole invettive».

Le scarpette al chiodo sono state appese da un bel po’ di anni, cosa fa “da grande” Andrea Pallanch?

«Adesso lavoro in un’azienda a Trento, ma mi diletto ancora con il calcio, infatti alleno un gruppo di giovani che militano in Prima Categoria e cerco di inculcargli un po’ la mia mentalità: quella di voler vincere sempre, quella di chi non vuole perdere neanche a briscola».

Andrea tu hai il patentino di allenatore valido fino alla serie D, se in futuro arrivasse una chiamata da Nocera?

«Ne sarei sicuramente onorato, ma credo che molto probabilmente rifiuterei, negli anni scorsi ho ricercato maggiore stabilità per la mia famiglia e nonostante le proposte non mancassero ho scelto di stare nel mondo del calcio solo a livello amatoriale».

Fabio Vicidomini, ForzaNocerina.it

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