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GUBBIO: quella ”mutazione” così troppo veloce…

Metamorfosi, mutamento, trasformazione, cambiamento. Si possono usare un’infinità di sinonimi ma il concetto è sempre quello. Negli ultimi due incontri tra le mura amiche si è potuto notare un Gubbio completamente diverso da una partita all’altra, al di là del risultato finale che è stato sempre lo stesso perchè sono sopraggiunte due sconfitte. Una squadra abulica, manovra poco fluida, nemmeno un tiro in porta e neanche tre passaggi di fila contro il fanalino di coda: la Carrarese infatti aveva espugnato il “Barbetti” senza grossi affanni. Una squadra viva, intraprendente, manovra fluida e giocate di prima contro la capolista: l’Avellino di Rastelli, sicuramente più esperto e forte fisicamente, ha vinto a Gubbio ma ha dovuto penare le classiche sette camicie per conquistare il punteggio pieno. Ci risulta a tutti gli effetti incomprensibile che una squadra cambia pelle “più veloce della luce” nel giro di appena tredici giorni. Lo abbiamo chiesto anche al trainer Andrea Sottil in conferenza stampa dopo il match contro l’Avellino, ma nemmeno l’allenatore rossoblù ci ha saputo dare una spiegazione plausibile. Di certo è un mistero. Non sappiamo se è tutto merito del ritiro o del silenzio stampa. Non crediamo. Perchè se una squadra gioca in una certa maniera, deve essere una costante. Non è possibile che una squadra non fa nemmeno un tiro in porta contro l’ultima classe e poi si scatena contro la prima della classe fornendo una prestazione impeccabile e ineccepibile per almeno un’ora di gara. Infatti il Gubbio con le “grandi” della classifica spesso si è prodigato con prove che sono state all’altezza della situazione. Alcuni esempi? Con Benevento (vittoria per 1-0), Nocerina (partita vinta in rimonta per 2-1) e appunto contro l’Avellino, anche se è sopraggiunta una sconfitta (2-3). Mentre con le “piccole” il Gubbio ha sempre sofferto. Alcuni esempi? Sconfitte interne contro Sorrento e Carrarese, pareggi interni con Andria Bat e Barletta. Contro la Paganese è arrivata una vittoria, ma la prestazione non era stata così eccelsa. Anzi, la squadra aveva lasciato molto a desiderare. Sicuramente questo è un limite. Come se la squadra si trovasse di fronte ad una barriera, insormontabile. Le cause possono essere molteplici. Punto numero uno: il tutto potrebbe nascere come si preparano le partite. Evidentemente il gruppo ha bisogno di essere stimolato. Contro le squadre blasonate, le motivazioni vengono da sole. Contro le squadre più abbordabili serve quella “scossa” necessaria che innegabilmente manca. Questo confine deve essere per forza di cose superato. Probabilmente manca la mentalità giusta. Quella mentalità che ad esempio ha dimostrato l’Avellino. La squadra irpina non si è mai arresa, anzi. Nella ripresa, non solo ha cercato di pareggiare, ma ha provato anche a vincere la partita fino all’ultimo: i campani hanno tirato fuori gli artigli mettendo sotto un Gubbio che fino a quel momento aveva fatto la sua buona gara. L’Avellino ha dato la dimostrazione di essere una “grande” squadra soprattutto in questo. E quindi si arriva al punto due: nel calcio l’atleta ha un giuoco di gambe (e di piedi), ma il calcio è anche un gioco di testa. Il Gubbio sembra diventare flebile alla prima vera difficoltà. Probabilmente ci sono elementi “poco” maturi o “troppo” acerbi. Probabilmente è un problema psicologico. Ma anche in questo caso il problema deve essere superato e non aggirato. E si arriva al punto numero tre: la difficoltà di manovra. Quando il Gubbio gioca con le squadre che giocano a viso aperto riesce ad esprimersi al meglio e riesce a mettere in campo le sue potenzialità. Quando invece il Gubbio gioca contro avversarie che si chiudono a riccio, la manovra si inceppa e in attacco non si trovano varchi. Probabilmente il nocciolo della questione è tutto qui. Questa squadra è abituata a sfruttare le ripartenze e sfruttare le proprie capacità difensive (quando i meccanismi funzionano a dovere, ovviamente). Quando è costretta ad impostare il gioco e quando deve scardinare le difese avversarie con imprevedibilità va in difficoltà. Un altro limite che (purtroppo) contraddistingue la formazione rossoblù dall’inizio della stagione. Quando i conti non tornano c’è sempre un perchè. Altrimenti il Gubbio si sarebbe trovato in un’altra posizione di classifica e non a due punti dai playout a quattro turni dalla fine.

 

fonte: www.gubbiofans.it

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