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L’EDITORIALE: l’equivoco tattico e il problema degli under

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Il responsabile di quanto accaduto sono io; toccherà a me porre rimedio ad una situazione davvero difficile da comprendere”.
Parola del tecnico della Nocerina Gianluca Esposito, nella conferenza stampa dopo la brutta figura rimediata dalla sua squadra contro l’Ardea.

Due gol di vantaggio e un primo tempo a tratti perfetto non facevano neanche lontanamente ipotizzare ad una ripresa giocata in maniera imbarazzante, senza un’idea di gioco, senza cattiveria agonistica, senza un filo logico, di fatto consegnandosi nelle mani dell’avversario sperando che anche stavolta la Dea Bendata indossasse la maglia rossonera.

Il paradosso di un 3-4-3 provato e riprovato ma al momento impossibile da proporre
Ma andiamo con ordine, cercando di sviscerare gli aspetti principali emersi in una domenica da dimenticare per i tifosi molossi, sperando che nel prossimo appuntamento di questa nuova rubrica potremo parlare di “rinascita rossonera”.

La squadra è stata costruita su precisa richiesta dell’allenatore per interpretare il 3-4-3, sistema di gioco evidentemente congeniale al suo modo di pensare calcio. Premesso che i numeri restano cari soltanto a giornalisti e tifosi e che l’utilizzo di un modulo piuttosto che dell’altro dipende esclusivamente da impegno e applicazione dei calciatori e dall’idea di gioco che si decide di proporre, sembra chiaro a tutti che la Nocerina vista nelle prime sei gare ufficiali non possa prescindere dall’utilizzo dei tre centrocampisti. Lo dicono, certamente, i dati che difficilmente si sbagliano.

Nei sette tempi (tre gare intere contro Ischia, Angri e Cynthia e la seconda frazione di ieri) in cui la cerniera centrale è stata composta da soli due elementi, sono stati incassati la bellezza di otto gol (sei segnati) e la squadra ha fatto una fatica tremenda a tenere le giuste distanze tra i reparti e a proporre un gioco fluido, che sia espressione del minuzioso lavoro svolto durante la preparazione. Col 3-5-2 visto contro Gladiator, Ostiamare e nel primo tempo di ieri, i molossi hanno tenuto inviolata la propria porta e portato a casa sei punti più due gol di vantaggio contro l’Ardea.

Per onestà intellettuale va ricordato che gli ultimi quindici minuti dell’ultima trasferta in terra laziale sono stati giocati col tridente pesante e che il gol del pareggio di ieri è stato incassato quando si era di nuovo con la linea a cinque a centrocampo. Ma la sostanza non cambia: resta il fatto che dopo aver lavorato per due mesi su un assetto da proporre, Esposito è stato costretto a cambiare.

Un fallimento? Probabile, anche se va dato atto al tecnico, almeno questo, di essere tornato sui propri passi e di aver cercato di mettere una toppa. Ma il paradosso resta: se è vero, come è vero, che si andrà avanti col nuovo modulo, rischiano di restare fuori dall’undici titolari ben cinque dei sette attaccanti a disposizione.

Si rischia seriamente di disperdere il patrimonio offensivo formato dai vari Piccioni, El Bakhtaoui, Liurni, Parravicini, Caccavallo, Guida e Gadaleta (da aggiungere alla lista perché entrato in pianta stabile nelle rotazioni del tecnico) e di creare anche parecchi malumori all’interno dello spogliatoio (ieri anche Caccavallo è finito in tribuna per scelta tecnica?).

Soluzioni? Non sta a chi scrive indossare i panni dell’allenatore, ma nel calcio vale da sempre una legge non scritta secondo la quale nelle difficoltà occorre mettere da parte le filosofie e badare alla concretezza. Qual è modo di giocare più concreto, “semplice” da applicare e che magari si sposa meglio con le caratteristiche dei calciatori a disposizione e col momento che la squadra sta vivendo?

La gestione del 2005 è un problema: urge immediatamente una soluzione!
Un altro problema che si sta ripresentando puntuale è la gestione degli under, più precisamente del 2005 che deve necessariamente essere mandato in campo.

L’infortunio di Manzo ha letteralmente mandato in tilt Esposito, visto che la squadra era stata costruita per prevedere il ragazzino di 18 anni in difesa ed ora a poter ricoprire quel ruolo è rimasto soltanto Crasta.

Ci sarebbero anche El Hannaoui e Salgado, “ma non parlano bene la nostra lingua e diventerebbe difficile comunicare coi compagni o magari dovergli spiegare qualche variazione tattica in corso”. Quando l’ex capitano della Primavera dell’Empoli è costretto ad uscire, quindi, l’unica alternativa valida resta Gadaleta, un esterno di attacco: il suo ingresso comporta necessariamente, uno stravolgimento. Per mantenere invariato l’assetto tattico sono necessari due cambi, ma ovviamente non sempre è possibile operarli  oppure, come accaduto ieri, bisogna cambiare modo di giocare con le conseguenze negative constatate nel secondo tempo.

Per fortuna l’infortunio di Crasta non sembra particolarmente grave, visto che gli esami diagnostici ai quali si è sottoposto hanno escluso fratture. Si tratta di una forte contusione, che potrebbe impedirgli di scendere in campo contro il Flaminia. E in quel caso, mantenendo invariato il sistema di gioco, diventa obbligatorio affidarsi in attacco a Gadaleta, lasciando in panca uno tra Parravicini e Guida, apparso il più brillante anche nei sessanta minuti giocati ieri.

Altro aspetto da rimarcare è la presenza in panchina di un solo calciatore nato nel 2005: se nel secondo tempo fosse capitato qualcosa a Gadaleta la squadra sarebbe stata costretta a giocare in dieci uomini. Non sarebbe meglio tutelarsi con un ragazzino in più e magari “sacrificare” il Poziello di turno in tribuna?

La contestazione
Tanti dubbi, tanti interrogativi che magari sono frutto del risultato e che in caso di vittoria sarebbero rimasti inespressi. Ma dopo sei giornate la preoccupazione aumenta e la contestazione finale, probabilmente esagerata nei termini utilizzati, rispecchia l’umore di una piazza che è seriamente preoccupata per una situazione che al momento pare assolutamente risolvibile, ma che con l’andare delle giornate potrebbe trasformarsi in una montagna complicata da scalare.

Valerio D’Amico

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