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Negro, dalla cantera del Torino ad eroe del San Francesco

Quando il Torino tocca Maikol Negro bisogna stare attenti. E’ una sorta di maledizione. Come successo qualche settimana fa. Una troupe di giornalisti attraversa lo Stivale per incontrare l’attaccante pugliese e lui, manco a farlo apposta, deve abbandonare l’allenamento per una botta subita. Il rapporto tra la piccola freccia rossonera e la maglia granata non è mai stato semplice. Carico di speranze e sogni abbandonò la sua Lecce in piena adolescenza per entrare nella cantera torinese, un marchio di fabbrica che non ti togli più di dosso. La lunga trafila non gli servì per debuttare all’ “Olimpico” con la maglia della prima squadra.

Testa bassa e sorriso sulle labbra, come suo solito, si rimise in discussione partendo dai campionati minori. Celano divenne la sua nuova casa: a diciotto anni essere protagonista non è mai una questione di fortuna. Con la maglia degli abbruzzesi collezionò settantasette presenze in tre anni, gonfiando la porta venti volte. Tanta gavetta, a volte ci vuole. Il grande salto arriva l’anno scorso con l’approdo a Nocera. Di grande, però, nei primi giorni c’era solo il peso. Così tra Negro, Auteri e l’ambiente rossonero si creò una sorta di sfida. La sfiducia nei suoi confronti crollò sotto il peso degli sforzi e della determinazione del piccolo attaccante. Allenamenti duri, obiettivo finale: essere ancora protagonista e far ricredere di nuovo chi non ha mai creduto in lui. Capocannoniere della Nocerina della leggenda. Con dodici gol Negro l’anno scorso è salito sulla vetta dei bomber molossi, diventando un idolo per la tifoseria.

Ora il Torino. Quel vecchio incantesimo giovanile che non l’ha mai trasformato in un principe granata. Ci sarà ancora la sua determinazione a infrangere le reti della sfiducia e, come di suo auspicio, anche quella del portiere avversario.


fonte: www.asgnocerina.it

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