Passione rossonera … una giornata a Roma
Roma ore 16,00 uno splendido freddo pomeriggio romano circa 10 gradi un campetto di periferia Eur – zona Spinaceto è lì che incontro i ragazzi in rossonero che agli ordini di Sasà Campilongo si affrontano in maniera seriosa in due gruppi pettorina rossa contro gialli, provano schemi, mentre Del Prete corre da solo a bordo campo e qualche dirigente (Pastore in primis) staziona in una piccola tribunetta a bordo campo. Sasà si fa sentire eccome! Chiama Roberto, urla a Farias di tenersi largo, chiede a Tato di passargli la palla e giochicchia anche lui. Il sole cala, gli uccelli volteggiano e creano quei disegni nel cielo di Roma che non solo chi vive qui ma chiunque sia passato almeno una volta per la città eterna ha ammirato estasiato. Cominciano ad uscire dal campetto per raggiungere gli spogliatoi uno alla volta; il morale è abbastanza basso ma se glielo chiedi ti rispondono che è la stanchezza da allenamento. L’unico che si mostra più giocherellone è Plasmati. Son tutti abbottonati, con poca o nessuna voglia di parlare. Arriva arriva il momento dell’intervista di rito con Rea, un ragazzo molto disponible, per nulla intimorito dalla situazione che sta vivendo e dal dover affrontare come primo avversario nella nuova squadra proprio gli ex-compagni del Sassuolo. Dopo l’intervista sfilano gli altri, tirati a lucido dopo la doccia, ma molto silenziosi e taciturni. Non c’è nessuna voglia di scherzare, la tensione è palpabile! Chi come me vive e lavora con gli altri, gestendo persone, lo capisce subito: il morale è a terra! Poi qualcuno dei “vecchi” si apre, inizia Bruno, è fiducioso sul futuro: “con l’aiuto del pubblico ci risolleveremo, hanno inventato tante cavolate su di noi e sullo spogliatoio!” La Nocerina cerca centrocampisti sul mercato hai paura di perdere il posto da titolare? “niente affatto e ben vengano i nuovi a darci una mano” poi qualche battuta su Benevento e sul Benevento e via finalmente un sorriso. E’ la volta di Di Maio con lui parlo di Castellammare e della mia esperianza lavorativa in quella città e subito si scioglie il ghiaccio: “alla fine in campo sembravamo delle statuine, speriamo bene per il futuro” e Auteri? “con lui abbiamo vissuto bei momenti, irripetibili, il calcio è così!” Sorride quando gli porto i saluti di alcuni ultras di San Marino con cui sono in contatto. Gigione passa al telefono ed abbozza anche lui un sorrisetto, De Liguori, anche lui al telefono, mi stringe la mano. Poi faccio capannello con Scalise, Pomante e Gheradi. A Pomante gli ricordo l’emozione che ho provato al suo gol a Foggia e quando gli dico che ho pianto resta esterefatto. Sì condivide che forse per loro giocar bene e vincere una partita è lavoro per un tifoso che riassapora la B dopo 33 anni è altro! Si interessano al mio lavoro, li stuzzico a riconquistare fiducia in se stessi, sembrano increduli quando gli dico che a volte la motivazione conta più di tutto anche delle carenze tecniche: “Si ma lì dietro ballavamo troppo e ci sentivamo troppo soli, chissà qualche innesto ad inizio campionato ci avrebbe aiutati!”. Gherardi racconta la sua storia iniziata a metà anno scorso e interrotta per un infortunio: “ma ora sono pronto”, Scalise legge sul BlackBerry dei fatti di Eboli e si mostra preoccupato … “tranquillo a Nocera non succederà” …”da campioni a coglioni” tuona Pomante e poi tutti a ridere…finalmente anche loro riacquistano fiducia. “E cosa vi aspettate venerdì, ci sarà diserzione” dico io, “peccato noi amiamo questa squadra e questa città”. Passa Sasà è a telefono, non si ferma. Volti che non conosco si avvicinano a Pastore: “trattative di mercato?” “Niente per ora” mi dice la gentilissima ma tatcheriana Di Carlo “probabilmente domani…!” Io non conosco i calciatori ma a me qualcuno che poteva somigliarci in jeans e felpa mi è sembrato di riconscerlo, bah! Farias cuffiette e cappelletto mi saluta, poi Nigro, poi il Minga sfilano tutti. Ragazzi venite allo stadio a vedere Lazio-Verona “no non possiamo uscire, il ritiro è cosa seria!” Sto per andar via nel buio vedo Cavallaro, lo presento ad un mio collega: “è stato ed è il mio capitano …” e lui: “tornerò ad esserlo, ero finito ai margini della squadra ma adesso sono stato reintegrato e voglio giocarmi le mie carte!” Non ha voglia di parlare di Auteri, ma si capisce che non lo apprezza. Gli chiedo se ci salviamo: “Si certo e sorride e con lui anche gli altri” Chissà ero andato lì per un favore ad un gruppo di amici, spero di aver ridato fiducia ad un team depresso! Alla fine sono solo ragazzi che noi deifichiamo o rendiamo diavoli a seconda delle circostanze. Forza molossi ce la faremo. In tutto questo non ho neanche chiesto autografi o una maglietta per i miei figli e adesso mi aspetteranno al varco!
Valerio Vitolo, ForzaNocerina.it (foto ©2012 di Ciro Pisani)