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NOCERINA, parla Cavallaro: “Punto a ottenere sempre il massimo”

«Nocera è la mia città e giocare senza il calore della mia gente è penalizzante». Non usa mezze misure Giovanni Cavallaro, quando parla della sua città di adozione, un legame forte e viscerale quello che vive l’attuale allenatore della Nocerina, che a Nocera ha messo su famiglia ed attività lavorativa.

Mister, un rapporto, quello con Nocera, iniziato quasi quindici anni fa.
Arrivai come scommessa di Nicola Ferrante. Qui ero uno sconosciuto. Settimana dopo settimana mi sono guadagnato la stima dei tifosi. Pian piano questo legame si è consolidato e Nocera è diventata casa mia.

Dalla D è arrivato a sfiorare l’esordio in B.
È stata una bellissima annata. Abbiamo vinto i playoff di serie D e ho avuto l’onore di festeggiare il centesimo compleanno della Nocerina portando la fascia di capitano. Il legame con questa squadra era già forte e pensavo solo a portare in alto questa società. L’anno successivo abbiamo vinto meritatamente il campionato grazie a una squadra straordinaria e ad un presidente come Giovanni Citarella che non ci ha fatto mai mancare niente. Mi spiace che qualcuno non abbia creduto in me in serie B negandomi la gioia dell’esordio. Avrei potuto dare una grande mano a quella squadra, come uomo e come persona che conosceva bene l’ambiente.

Dopo Nocera, il Trapani e tante altre maglie.
A gennaio sono dovuto andare via contro voglia, ma non potevo restare un anno senza giocare. Ho avuto la fortuna di fare bene anche a Trapani, ad Ancona e a Foggia. Con quest’ultimi, essendo rossoneri anche loro ho dato il meglio di me totalizzando 24 gol. Poi sono stato a Cosenza, finché…

Finché è arrivata la nuova chiamata della Nocerina.
Non ci ho pensato su due volte. Non potevo rifiutare. Ci tenevo a ritornare nella mia città d’adozione e a dare ancora qualcosa al popolo rossonero. Sono andato bene fino a marzo, poi ho dovuto abbandonare i campi per una malattia autoimmune che mi ha costretto a lasciare il calcio.

Un passaggio dal campo alla panchina arrivato troppo presto.
Avevo già in mente di diventare allenatore. Da calciatore sono stato allenato da Padalino e De Zerbi che reputo tra i migliori mister avuti. Sono loro che mi hanno dato gli stimoli giusti per cominciare ad allenare. L’incontro con il presidente Maiorino ha fatto sì che quella che al momento era solo un’idea prendesse forma e diventasse realtà.

Quali sono le differenze tra i due ruoli?
Fare l’allenatore è diverso da fare il calciatore. Da calciatore ti alleni e dai il massimo in campo, devi fare i conti soprattutto con te stesso. L’allenatore non riposa mai, ha sempre qualcosa da verificare, studiare, capire, preparare la gara. Io ci tengo a trasmettere ai miei ragazzi la mia filosofia che si rifà al calcio moderno: si deve impostare il gioco dal basso, è finita l’epoca della palla lunga e pedalare.

Se arrivasse una chiamata importante l’anno prossimo?
Di questo ne ho discusso con la Nocerina e ho proposto alla società di costruire un programma vincente che, nel giro di tre o quattro anni, riporti la Nocerina dove merita. Poi sta alla dirigenza fare le proprie valutazioni. Finché mi vorranno qui, la mia priorità sarà la Nocerina. Se non dovessero credere più in me, è ovvio che comincerei a guardarmi intorno. Sono un ragazzo ambizioso e laddove si presentasse qualche occasione importante farò tutte le valutazioni del caso.

Torniamo alla Nocerina di quest’anno, la sua squadra sta facendo bene.
Siamo partiti da zero, ma con una società che ha fortemente creduto in me e in Riccardo Bolzan dandoci la possibilità di operare al meglio e penso che il quarto posto attuale ripaghi la fiducia che ci è stata accordata. Ora guadiamo avanti sperando che le prime rallentino per rendere questo campionato più avvincente.

Mercoledì si recupera la gara con il Giugliano.
Ci stiamo preparando bene a questa gara. Nelle ultime tre gare, nonostante le assenze, abbiamo ottenuto 7 punti. Saremo ancora qualche giorno senza Diakité, ma speriamo di recuperare quanto prima Sorgente e Talamo. Ma questo ci deve interessare poco, andremo a Giugliano con l’intenzione di ottenere il massimo, come sempre.

Un ultimo pensiero non può che essere dedicato ai tifosi rossoneri.
Ho sempre avuto un rapporto speciale con i tifosi dei molossi, sono consapevole che sono il dodicesimo uomo in campo e che se quest’anno avessero avuto la possibilità di seguirci avremmo come minimo 6-7 punti in più. Mi auguro di rivederli presto sugli spalti a tifare per noi.

Fonte: Fabio Vicidomini, La Città di Salerno

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