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TRIPLICE FISCHIO: tutti a casa (senza doccia)

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Allo scadere del terzo minuto di recupero il signor Emanuele Ceriello della sezione di Chiari ha decretato la fine dell’incontro tra il Bitonto e la Nocerina, o meglio, quello che resta della Nocerina. In campo, o meglio, quello che rimane di un terreno di gioco, non c’è stata storia. La formazione di Cavallaro ha perso sonoramente e meritatamente contro i neroverdi di De Luca. Tra una settimana si torna al San Francesco contro il Bisceglie per quello che, allo stato attuale, potrebbe essere il primo scontro salvezza del girone di ritorno.

DIETRO LA LAVAGNA Tornate negli spogliatoi, Nocerina e Bitonto non hanno potuto farsi la doccia. La caldaia del San Francesco, seppur piena del prezioso gas, ha deciso di non funzionare. Era successo già sabato. Possibile che 24 ore non siano bastate per trovare un tecnico in grado di risolvere il problema? Possibile che il disinteresse di tutto quello che è Nocerina sia arrivato a livelli tali da lasciare che gli atleti, gli staff e gli arbitri siano stati costretti a tornare a casa senza il sacrosanto diritto di farsi una doccia con acqua calda? Qualcuno avrà pensato di porre scuse ufficiali alla società del Bitonto?  

DIETRO LA LAVAGNA Il terreno di gioco è stato inaugurato, in pompa magna, la scorsa estate. Il prato era verde, livellato, perfetto. Poco più di un anno prima erano stati rifatti gli spogliatoi. Migliorie di cui l’amministrazione comunale si è vantata, giustamente. Sono bastati pochi mesi di disinteresse perché la caldaia smettesse di funzionare, l’illuminazione funzioni a metà, i pali della luce dei vialetti intorno allo stadio siano spenti, erbacce e incuria si siano impossessate degli spalti e il manto dello stadio si riducesse alla stregua di un campetto in terra battuta della peggiore periferia. Nella serata di ieri, il sindaco ha affidato a un comunicato stampa il proprio sfogo personale. Ma è possibile che si debba arrivare a questo? Che nessuno si occupi della gestione ordinaria delle cose pubbliche? Ne va del tanto decantato decoro di questa città.

DIETRO LA LAVAGNA Al termine della gara, Cavallaro, Bolzan, Bruno e Garofalo hanno rotto il silenzio, un assurdo, infinito, silenzio  imposto dalla presidenza ai propri tesserati, e si sono presentati in sala stampa per raccontare quello che è rimasto della nostra Nocerina. Da questo sfogo (clicca qui per la versione integrale) è emersa una situazione paradossale. A detta dei tesserati, manca tutto. Manca un confronto con la società, mancano tre mesi di stipendi, manca l’acqua da bere durante gli allenamenti, manca uno staff sanitario, mancano le medicine più basilari. Altre mancanze sono state evidenziate, in settimana, dal Bitonto. La società pugliese è arrivata a contattare più volte la nostra redazione per sperare di ottenere informazioni sulla prevendita dei biglietti e trovare un contatto con la dirigenza rossonera. La Nocerina, allo stato attuale, non esiste più. Non esiste un dialogo con la stampa. Ieri c’erano due calciatori nuovi, in campo, ma nessuno si è preoccupato di comunicare alcunché alle testate giornalistiche (il sito ufficiale è fermo alla gara col Matino; la pagina Facebook non viene aggiornata dall’11 dicembre). Viene da chiedersi se davvero questa dirigenza abbia la forza, o la volontà, di arrivare a fine stagione. È difficile continuare così. I ragazzi che sono stati chiamati a indossare questa maglia hanno famiglia e hanno il diritto di avere quanto promesso loro in sede d’ingaggio (e di essere trattati col rispetto dovuto assicurando loro il minimo indispensabile per andare avanti). È un momento difficile anche per chi deve raccontare questa agonia. È difficile anche per chi, con la morte nel cuore (cuore rossonero) resta a casa la domenica, quando scendono in campo i molossi. Ora il molosso deve assumere le sembianze della mitologica fenice. Le ceneri ci sono, è arrivato il momento di una rinascita.

Francesco Belsito

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