EZIO CAPUANO: “Nocera non si dimentica, auguro ai molossi ogni bene”










“Ho sempre difeso i popoli, ed è per ciò che sono stato sempre amato, a prescindere dalla mia carta d’identità e dalla mia provenienza geografica”. E’ questo il biglietto da visita di Ezio Capuano, leone indomito, fiero ed orgoglioso, insomma, uno che non lascia mai nulla al caso, neanche il peso delle singole parole. Lunghissima la sua carriera calcistica, dall’Ebolitana alla Casertana, passando per Juve Stabia, Nocerina, Cavese, Paganese e, addirittura, un’esperienza all’estero, nella Serie A belga, con l’Eupen. Personaggio estroverso, a volte scomodo per via delle sue, ormai, famose dichiarazioni al vetriolo contro tutto e tutti, che non gli hanno permesso di spiccare il volo verso l’olimpo del mondo pallonaro, relegandolo nell’abisso della terza serie.
Una vita vissuta sui campi di calcio, fatta di tanti risultati strabilianti, alternati a qualche piccola, cocente, delusione. Quanto è duro il mestiere dell’allenatore?
“Fare l’allenatore è come fare il prete: non è un mestiere come tanti altri, bisogna avere una vocazione, passione, entusiasmo, elementi fondamentali da trasmettere alla squadra e alla città per cui lavori. Quando non avrò più questo entusiasmo, questa adrenalina, allora smetterò. Il mondo del calcio è davvero difficile, e anche se ho ancora molti anni per fare carriera, nessuno mi ha mai regalato nulla, anzi, maldicenze, pettegolezzi, ostracismo hanno caratterizzato il mio percorso. In venticinque anni, il mio nome non è mai stato associato a nefandezze, sporcizie e quant’altro esce quotidianamente.”
Cosa le è mancato per potersi attestare a grandi livelli?
“Lo dico con grande schiettezza, mi è mancata la fase di compromesso: per intenderci, quella di burattinaio, che oggi hanno il 90% degli allenatori. Non ho mai fatto in vita mia compromessi con nessuno, e a me hanno addirittura messo le bombe dopo Ternana-Juve Stabia. La difesa della gente, del popolo, della dignità di essi è il mio diktat. Oggi gli allenatori pagano per fare il proprio mestiere. Se non hai uno sponsor non alleni, se sei bravo devi farlo gratis, se sei un fenomeno ti pagano. Mi dispiace dirlo, ma il calcio in Lega Pro è questo. Ci sono tantissimi allenatori bravi senza una panchina, e altrettanti sbarbatelli che appena finiscono la carriera di giocatori già allenano. Il ruolo dell’allenatore non viene rispettato più, e molti pensano che sia il magazziniere di turno.”
La vita dell’allenatore non è mai facile: spesso, infatti, si rischia di passare da idolo indiscusso a male principale da estirpare. Un esempio è quello della sua esperienza alla Nocerina. Cosa le è rimasto di quella avventura?
“Nocera ha rappresentato, per me, una tappa importantissima, e, ancora oggi, sono convinto che quella squadra l’avrei portata in C1. Sono passati oltre dieci anni, e tuttora non mi rendo conto di come la gente prima mi idolatrasse, poi mi odiasse, ma soprattutto cosa mi sia stato imputato. Purtroppo, molti hanno creduto alle parole di un burattino che andava in giro per i circoli, un giocatore che avevo messo fuori dopo Foggia, e che raccontava fandonie riguardanti la mia persona. Eppure ho amato tantissimo la piazza di Nocera. Inoltre, non mi stancherò mai di ringraziare uno dei presidenti che ricorderò per sempre, che è Mario Gambardella. Per me è stata una persona eccezionale e mi sono augurato nel tempo, un giorno, di poter lavorare nuovamente con lui e ripagare quella fiducia illimitata che mi era stata data.”
Intanto, però, il patron della Casertana, Lombardi, non sembra essere stato tenero nei suoi confronti, minacciando addirittura l’esonero.
“Io sono e resterò sempre me stesso. Magari una determinata situazione è stata enfatizzata da una parte della stampa. Il presidente, forse, aveva fatto delle esternazioni su per giù come le fanno un pò tutti. Ogni dirigente ha il diritto di esternare le proprie convinzioni e Lombardi, persona corretta, ha voluto farlo, perchè, evidentemente, ha una propria visione del calcio. Ma posso assicurare che è stata enfatizzata una notizia tendenziosa e falsa.”
Con la riforma dei campionati, intanto, a prendere sempre più piede in Prima Divisione è la famosa “politica dei giovani”. Cosa ne pensa e, soprattutto, quanto può influire la mancanza di una spina dorsale esperta ad affiancare questi ragazzi?
“A mio modesto avviso, penso che, così facendo, si tolgano posti di lavoro, vista la mancanza di squadre, e che siano state prese decisioni cervellotiche sull’abbassamento dell’età media. Oggigiorno un calciatore deve smettere di giocare a calcio all’età di 24-25 anni per permettere di illudere una serie di bambocci con l’idea che possano giocare a calcio, solo perchè in età federale. E’ una scelta devastante: secondo me chi è bravo deve giocare, indipendentemente dall’età, ad esempio, ho fatto giocare Castaldo all’età di quindici anni e mezzo, Morleo a 19 anni, Dainelli e Fusco a 17 anni, perchè meritavano. Una legge catastrofica in senso negativo, che solo in Italia poteva essere approvata. A risentire, ovviamente, della mancanza di giocatori esperti sono la qualità ed il talento dei ragazzi, oltre che l’abbattimento della meritocrazia. E’ come mandare, per intenderci, al fronte una recluta che fa addestramento per un mese.”
Ad adottare questo tipo di politica, tra le tante, anche la Nocerina. Dove pensa possano arrivare i rossoneri?
“Da premettere che, ancora oggi, seguo tutte le squadre in cui ho allenato: Nocerina, Paganese, Cavese, Juve Stabia, non le ho dimenticate e non le dimenticherò mai. Sono un tipo molto sentimentale, che si emoziona anche per un film tragico. Ho seguito la vicenda estiva dei rossoneri, ed ho fatto il tifo affinchè non sparissero, ma continuassero a giocare in Prima Divisione. Sarò poco credibile, ma è la verità, e queste non sono frasi di circostanza. Il mio augurio è che possano disputare un buon campionato, consono al blasone della piazza di Nocera.”
Il girone B non sembra sorridere ai molossi…
“La Prima Divisione sia un campionato finto, fatto da tante squadre costruite con il minimo federale. Tolte Lecce, Salernitana, Frosinone, Grosseto, Perugia, Pisa, Benevento che sono formazioni di altra categoria, e che lotteranno fino alla fine per un posto al sole, le altre sono un abisso al di sotto.”
Da salernitano purosangue, quali sono le sue emozioni e i suoi pensieri in merito alla disputa di un derby, nella fattispecie Nocerina-Salernitana, assente sugli almanacchi da oltre venti anni?
“Mi auguro che l’emozione, generata da tutti questi anni di assenza del derby, faccia sì che scompaia quest’odio, ma, al tempo stesso, che resti questa rivalità molto bella. Penso che se venti anni fa fosse impensabile il regolare svolgimento di un derby del genere, visti gli scontri fisici che la facevano da padroni, oggi questo non possa accadere più. Sarà sicuramente un bel giorno di calcio, sentitissimo, ma che deve restare tale, senza sconfinare oltre.”
Gianluca Tortora, ForzaNocerina.it