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AMARCORD: Nocerina-Grottaminarda 1-0, inizia la rimonta vincente dei rossoneri

Non è raro trovarsi fuori ad un bar e sentire una frase del tipo, “Te lo ricordi Nocerina-Grottaminarda?”. Non si può dimenticare. Il San Paolo, i tredicimila Molossi al seguito, il gol di Sauro Magni con quella corsa infinita sotto la curva. La festa finale e Tom Angrisani in ginocchio davanti ad una marea di tifosi. Non è questa, però, la storia che voglio raccontarvi.

La storia è quella di una partita a Santa Maria Capua Vetere. Una gara giocata in piena terra di lavoro per uno dei periodici impedimenti che in quegli anni ci costringevano lontano dal San Francesco. Tifoseria calda, quella rossonera, è stata sempre così e non cambierà mai.

La giornata era fredda, la carovana dei tifosi molossi era lunga e piuttosto arrabbiata. La dirigenza avellinese aveva inspiegabilmente caricato la partita di polemiche e recriminazioni, la scena si sarebbe ripetuta anche a distanza di qualche mese con ben tre settimane necessarie per decidere la sede per lo spareggio.

Il campo di S.Maria Capua Vetere era il tipico campo di periferia. Stretto, con i gradoni in pietra sporchi e con una tettoia in lamiera che amplificò all’infinito i cori incessanti dei tifosi. Il terreno di gioco era costituito da qualche filo d’erba che interrompeva una lunga litania di buche e terra smossa. Ai limiti della praticabilità per il calcio, ma giusto per una battaglia. E battaglia fu.

Poco calcio e molti calci. Si combatteva su ogni pallone e combattevamo anche noi dagli spalti. Il tecnico ospite non poteva nemmeno uscire dalla panchina a causa dei fischi, delle urla e di qualche lancio di liquido non meglio identificato. Squadra dura il Grottaminarda, si difendeva senza dare segni di cedimento.

Non sono partite che si decidono con gli schemi o con i prodigi tecnici. Queste sono partite che si vincono con il cuore e con i parastinchi ammaccati. Una mischia in area ed il piede di Alessandro Erra che sbuca dal nulla ed infila la palla in rete. Un urlo infinito, settimane di rabbia e di voglia di ritornare in Serie C, c’era tutto in quell’urlo. Ironia della sorte a decidere la battaglia fu un calciatore che si sarebbe fatto conoscere per la sua tecnica e per il suo stile da difensore che usciva palla al piede e con la testa alta.

Chi c’era non potrà dimenticare quell’urlo e quei cori che rimbombavano sotto quel soffitto di metallo. Quel giorno i tifosi molossi hanno riscritto la definizione di “Dodicesimo in campo”. Fu il primo passo di una squadra che ci avrebbe riportato in Serie C. Tra i tanti consentitemi di fare un nome, Carlo Vitiello, l’architetto che costruì la squadra e la fece crescere.

Fabio Pagano, ForzaNocerina.it

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